Barack Obama e Mitt Romney all'ultima curva, gli Stati Uniti scelgono il prossimo presidente. I seggi aprono alle 6 mattina di martedì 6 novembre decretando l'inizio dell'election day, la classica maratona elettorale per indicare l'inquilino della Casa Bianca. Sarà un testa a testa voto per voto. I due candidati compiono gli ultimi blitz negli Stati considerati in bilico, a caccia degli elettori ancora indecisi. Obama sembra resistere in Ohio, in Florida c'è sostanziale parità. Romney recupera in alcuni Stati tradizionalmente democratici, come Pennsylvania e Michigan. Ma sul fronte dei grandi elettori, quello che conta davvero, il presidente appare sempre in vantaggio.

Obama sarebbe in testa di un punto - 48% contro il 47% per il candidato repubblicano - stando all'indagine pubblicata da Wall Street Journal e Nbc. Si tratta di un vantaggio esiguo, però, che diventa nullo considerando il margine di errore fissato a 2,5 punti percentuali. Inchiesta analoga ha realizzato l'istituto Gallup per Usa Today: in questo caso i due candidati vengono dati appaiati a quota 48%. Incertezza assoluta, dunque, che durerà anche nelle prossime ore: mercoledì all'alba ora italiana si conoscerà il nome del prossimo presidente.

Oggi (5 novembre) il Financial Times si è schierato con Obama. "Obama è la scommessa più saggia per gli Stati Uniti colpiti dalla crisi", ha scritto il giornale, al termine di una campagna elettorale definita "non emozionante". Il voto però è "il più importante dal 1980 quando la vittoria di Ronald Reagan accelerò la deregulation".

Il quotidiano finanziario critica entrambi i candidati, ma alla fine sceglie Obama. "Non hanno fornito risposte convincenti su come intendono rispondere alle sfide", ma viene apprezzata la linea "interventista" seguita dal presidente in quattro anni, la riforma della sanità e della finanza e il "pacchetto di stimolo da 787 miliardi che ha salvato il paese da un'altra grande depressione".

L'ex presidente Bill Clinton ha apertamente sostenuto Obama. "Io voterò Barack - si legge in una lettera tradotta da Repubblica -. Le sue politiche restituiranno posti di lavoro e stipendi ai ceti medi e agevoleranno i più poveri, ci aiuteranno a dar vita a un'economia moderna, caratterizzata da un benessere condiviso e una solida leadership internazionale".

E' stata una campagna elettorale lunga e faticosa. Nel primo confronto televisivo, Romney ha prevalso nettamente su Obama incalzandolo sui punti deboli della sua amministrazione, come la disoccupazione e il contrasto alla crisi. Negli altri due Obama ha vinto ai punti, facendo emergere le contraddizioni dello sfidante, con lo scopo di smascherare la presunta svolta "moderata" e le dichiarazioni contraddittorie su molti temi.

Ognuno ha i suoi sostenitori. Dopo le difficoltà iniziali, l'America democratica si è stretta intorno a Obama per farlo restare in sella: in aiuto è arrivato un miglioramento dell'economia negli ultimi giorni, con 171mila posti di lavoro in più creati a ottobre. Ancora poco ovviamente per uscire dal tunnel della crisi. Obama ha anche avversari, come il militante anti-abortista che ha interrotto il suo comizio a Cincinnati, Ohio. E la lobby delle armi, la famigerata National Rifle Association - quella che si vede in Bowling a Columbine, per intendersi - che ha appoggiato apertamente Romney. Sullo sfondo non manca l'ombra della guerra, con Romney che ha più volte "minacciato" la Siria nel corso dei suoi comizi.

Senza dimenticare i fatti tragici degli ultimi mesi, che hanno contribuito a creare l'umore del paese: tra questi la strage di Aurora del 20 luglio 2012, quando il 24enne James Holmes ha ucciso 12 persone con colpi d'arma da fuoco alla prima di Batman. Un massacro che - inevitabilmente - ha riaperto la discussione sulla libera vendita di armi nel territorio americano. Poi la storia recentissima, l'uragano Sandy con molti morti e feriti (18 vittime solo a New York), il ritorno del tema della sicurezza ambientale. Ora è il momento del voto, poi il conteggio che porterà all'elezione del presidente.