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La Micron Italia, multinazionale che produce diverse tipologie di semiconduttori, alla fine di novembre ha annunciato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 23 lavoratori (su complessivi 548 dipendenti) delle tre sedi italiane (Vimercate, Monza; Avezzano, L’Aquila; Arzano, Napoli). Il prossimo incontro si terrà venerdì 19 dicembre.
“La direzione aziendale – spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil nazionali – ha dichiarato che la motivazione alla base di tale scelta, tra l’altro assunta al di fuori del perimetro italiano, è la chiusura delle attività di accounting (contabilità) e di Eis/Ea in Italia e la conseguente centralizzazione di queste ultime in Malesia e in India”.
Gli esuberi, che la società intende gestire con uscite volontarie e incentivate (come annunciato il 12 novembre in occasione dell’informativa annuale), fanno parte di un piano di efficientamento e accentramento di alcune funzioni (soprattutto innovation technology e finance), definito a livello globale.
Le tre sigle evidenziano “l’incongruenza tra i risultati positivi della società statunitense e la scelta dei licenziamenti, che di norma scaturiscono da una condizione di crisi”. Da qui, la richiesta di ricollocare i lavoratori.
“Ancora una volta – spiegano i sindacati – l’Italia non può pagare per le scelte della multinazionale d’oltreoceano, poiché la perdita nei siti italiani di qualificate professionalità rappresenta un impoverimento per tutta la società Micron Italia”.
Fiom, Fim e Uilm così concludono: “In quest’operazione, che sembra avere le caratteristiche di una pura riduzione del personale, pesa ancora di più l’assenza di un piano industriale che dia visibilità sul futuro degli insediamenti italiani”.






















