Non si ferma la scia di sangue che in questi primi giorni di settembre sta attraversando il mondo del lavoro in Italia. Dopo gli incidenti mortali di Lucca (vittime due operai caduti da una gru) e di Bergamo (vittima un operaio di appena 34 anni schiacciato da un sacco di granuli di plastica) nella giornata di ieri, 4 settembre, un operaio di Avezzano (L'Aquila) ha perso la vita dopo essere caduto dal primo piano di un'azienda nella quale stava effettuando lavori di riparazione. L'uomo aveva 69 anni eppure svolgeva ancora pericolosi lavori in altezza. 

Lucca in sciopero dopo la morte dei due operai
Bergamo, presidio per la sicurezza

Risale a giovedì scorso invece la morte di Giuseppina Spagnoletti, la bracciante di 39 anni, residente nel materano deceduta mente lavorava nei campi a Ginosa. “È evidente che non tutto il possibile viene fatto in termini di prevenzione e controlli - ha commentato la segretaria generale della Flai Cgil Ivana Galli -. Noi chiediamo che tutte le istituzioni preposte a vigilare facciano la propria parte, così come i datori di lavoro. Lo chiediamo per un settore come quello agricolo, caratterizzato da carichi di lavoro importanti, condizioni ambientali spesso difficili, e dove il tema della salute e sicurezza deve essere tenuto in primo piano”.   

Ancora soltanto qualche giorno prima a Vaiano, nel Pratese, avevano perso la vita due lavoratori cinesi in una casa-laboratorio andata a fuoco. La Cgil di Prato aveva subito espresso la necessità di "una riflessione che si spinga più avanti nella strada della lotta all’illegalità sul lavoro e alla necessità di condizioni umane di lavoro per tutti".

Dopo l'impressionante serie di vittime anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sentito la necessità di intervenire nuovamente sul tema: "Il nostro Paese - ha detto - non può rassegnarsi a subire morti sul lavoro. È indispensabile che le norme sulla sicurezza nel lavoro vengano rispettate con scrupolo e i controlli devono essere attenti e rigorosi". 

Intanto, dall'Europa arriva una stima impressionante sui costi di malattie professionali e infortuni sul lavoro nei Paesi dell'Ue. Questi valgono infatti come il 3,3% del Pil, cioè 476 miliardi di euro l'anno, che potrebbero essere risparmiati con pratiche e politiche mirate a tutelare meglio la sicurezza e la salute dei lavoratori. È la stima che l'Eu-Osha, l'agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, e l'Ilo (International Labour Organization) hanno presentato al XXI Congresso mondiale sulla sicurezza e la salute sul lavoro, che si tiene a Singapore in questi giorni.  (Fab.Ri)