E’ da poco passato il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, e i primi risultati dei questionari anonimi somministrati nei luoghi di lavoro per rilevare molestie e/o violenze non sono per nulla incoraggianti. Se ne è parlato anche nella recente iniziativa del 26 novembre di Cgil Cisl Uil e del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile, rilevando dai primi report un’alta percentuale di lavoratrici e lavoratori che hanno dichiarato di avere subito almeno un episodio di molestie e violenza nel luogo di lavoro. 

Su un campione di 160 lavoratori – donne e uomini - di una nota azienda modenese con oltre 400 addetti, quasi il 40% di loro ha denunciato, nella protezione dell’anonimato, di aver subito episodi molesti durante la permanenza in azienda. Si va dalla denuncia di fenomeni più lievi come la battuta o il commento a sfondo sessuale, fino anche a contatti fisici indesiderati o episodi violenti.

Fortunatamente, la maggior parte di questi comportamenti si interrompe nell’arco di un tempo limitato, anche se il 16% degli intervistati denuncia di continuare a subire comportamenti molesti. Alcune lavoratrici sono anche dovute ricorrere all’assunzione di farmaci per affrontare il disagio provocato da tali fenomeni. 

I sindacati sono stati aiutati nella loro indagine dalle esperte dell’Associazione donne e giustizia di Modena, che hanno elaborato il questionario avvalendosi di competenze giuridiche e psicologiche. 

Questi primi dati ci consegnano la necessità di intervenire per creare un clima positivo nei luoghi di lavoro, in cui non siano tollerati comportamenti indesiderati da parte di chi li riceve. Occorre promuovere momenti formativi indirizzati sia ai dipendenti che ai responsabili aziendali per contrastare le molestie e per creare le condizioni affinché i preposti accolgano le segnalazioni e agiscano per interrompere i comportamenti, e non come spesso accade mettendo a tacere la cosa. 

Gli accordi firmati dai sindacati confederali con molte organizzazioni d’impresa consentono ora anche di accedere ad un finanziamento pubblico o ai fondi interprofessionali, per questo tipo di formazione, garantendo quindi ulteriori possibilità a sostegno delle azioni di contrasto alla violenza di genere. 

Diverse aziende si sono dimostrate sensibili all’argomento, a partire da Panini, Grandi salumifici Italiani, Smurfit Kappa e altre, per diffondere queste buone pratiche e affrontare il problema riconoscendo la necessità di partire innanzitutto dalla formazione.

L’impegno dei sindacati è di estendere queste buone prassi al maggior numero di aziende del territorio. 

* Tamara Calzolari è componente della Segreteria Cgil Modena