Minacce e aggressioni ai danni di lavoratori extracomunitari e un sistema “ben consolidato” di caporalato che aveva resistito anche alla rivolta degli immigrati di Rosarno del gennaio 2010. A portare alla luce il fenomeno era stata l'inchiesta “Migrantes” coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi che adesso ha chiesto il rinvio a giudizio di 35 tra italiani e nord africani tra i quali anche alcuni imprenditori agricoli.

Nella richiesta presentata al gup, il procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo, e il sostituto Andrea Papalia contestano agli imputati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera clandestina straniera e truffa. Il gup dovrà adesso fissare la data dell'udienza preliminare. L'inchiesta, nell'aprile 2010, portò a una trentina di arresti e dimostrò che dopo la rivolta del gennaio precedente, quando il ferimento di alcuni immigrati aveva dato vita a una rivolta degli extracomunitari con conseguente reazione degli abitanti del paese con decine di feriti, il sistema di collocamento clandestino era ripreso regolarmente. Una circostanza confermata dal fatto che tutti gli episodi contestati agli imputati sono successivi alla rivolta.

Dalle indagini sono emersi episodi di minacce e aggressioni subite dai braccianti extracomunitari che spesso, al termine del loro lavoro di raccolta degli agrumi, non venivano retribuiti vista la loro condizione di clandestinità . E chi osava ribellarsi ai caporali veniva isolato e picchiato. Un contributo alle indagini è venuto anche da una quindicina di lavoratori vittime delle violenze di gennaio.