“Occorre ripartire da una strategia unitaria del Mezzogiorno, perchè nel corso di questi anni ne è seguita solo una politica di frammentazione e di localismo. Non abbiamo fatto una sola infrastruttura lunga nel Sud, accentuando così le distanze dall'Europa, nonostante il Meridione sia l'hub ideale per lo sviluppo di energie alternative”. Così ha esordito Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, introducendo il dibattito con gli interlocutori istituzionali e i dirigenti di impresa presenti oggi a Bari al convegno della Filctem su “Cantiere Mezzogiorno: le proposte Filctem per tornare a crescere”.

Se poi guardiamo ai grandi numeri, - ha proseguito Miceli -  le classi dirigenti non hanno saputo esprimere una linea convincente. Siamo fuori da tutte le reti transeuropee e abbiamo ancora il più basso grado di innovazione: una endemica debolezza del Mezzogiorno ad elaborare una propria strategia”. “Eppure nel Meridione c'è un grande flusso di energia immagazzinata, di risorse di cui disponiamo: uno degli elementi sui quali invitiamo a riflettere”.

“La cassa del Mezzogiorno - ricorda - è stato l'ultimo strumento che ha consentito e ha agevolato un processo di industrializzazione, a volte distorta, ma che ha consentito una diffusione dell'industria in un'area più povera. E se guardiamo oggi a questo territorio, anche con le sue eccellenze che sono tante, non possiamo che rilevare una mancanza nella classe politica e dirigenziale in grado di operare una reazione, una scossa importante”. E un primo passo non può che essere quello di “un piano straordinario per l'occupazione che la Cgil ha messo in campo, il cui cuore deve essere il Sud. E l'occupazione deve essere incentivata, altro che scambio produttività – occupazione, di cui sono innamorati governo e Confindustria: è solo negativo – aggiunge polemico -  e non produce niente di buono”.

Noi dobbiamo produrre lavoro e abbiamo bisogno di un ruolo nazionale delle grandi imprese. Miceli ha chiesto che “cambino passo, perchè soprattutto Eni ed Enel hanno un compito di responsabilità nazionale, soprattutto nel cambiamento del mix energetico”. Una buona notizia – ha concluso il segretario - è quella che Eni dedicherebbe il 30% dei suoi investimenti al Sud, altrettanto buona sarebbe quella di Enel se guardasse con più attenzione ad investire nelle rinnovabili non solo in Canada e in Africa, ma se spostasse la sua attenzione anche al Sud”.