Arriva la prima sentenza civile di risarcimento per una morte causata dell’amianto nel nostro Paese. A pronunciarsi è stato il Tribunale di Trieste: alla vedova e alla figlia di un operaio morto a 76 anni per mesotelioma pleurico andranno 406 mila euro. Questo il verdetto del giudice del lavoro, Silvia Burelli, che si è pronunciata sul caso di un lavoratore della Ferriera di Servola-Trieste per il periodo in cui lo stabilimento era gestito da Italsider. La vittima, dopo gli anni trascorsi in Ferriera dal 1963 al 1967, aveva poi lavorato come tecnico elettronico ospedaliero e anche qui era stato esposto alle fibre killer.

La notizia è riportata dal quotidiano Il Piccolo di Trieste. A pagare saranno Sirti spa, “erede” di Italsider, e la Regione Friuli Venezia Giulia, subentrata nelle situazioni giuridiche passive all’Ente Ospedali Riuniti. Il giudice ha riconosciuto che la malattia che ha portato al decesso dell’uomo è riconducibile ai due periodi di esposizione e che gli enti hanno disatteso le norme in materia di igiene del lavoro e di tutela della salute dei lavoratori.

Entrambi sono stati quindi condannati in solido tra loro al risarcimento dei danni. La controversia è stata patrocinata dallo studio padovano dell'avvocato Giancarlo Moro e dell'avvocato Lucia Rupolo, in forza del rapporto fiduciario con patronato Inca Cgil e Camera del lavoro di Trieste.