Il tasso di disoccupazione a giugno scende all'11,1% in calo di 0,2 punti rispetto a maggio. Lo rileva l'Istat, spiegando che si torna allo stesso valore dell'aprile scorso, che corrisponde ai livelli di settembre-ottobre 2012. A livello di qualità del lavoro, aumentano i dipendenti a termine tanto da raggiungere il picco storico (dal 1992, quando esistono queste serie storiche) a 2,69 milioni, mentre risultano stabili quelli a tempo indeterminato e cala ancora la pattuglia degli autonomi.

Sale, invece, la stima degli inattivi, che sempre a giugno aumentano di 12mila unità. L'incidenza di coloro che non cercano lavoro ne ce l'hanno risulta in calo tra i 15-24enni e i 35-49enni e in crescita nelle restanti classi di età. Il tasso di inattività è pari al 34,9%, invariato rispetto a maggio. Da segnalare il tasso di occupazione delle donne (15-64 anni) che raggiunge quota 48,8%; una percentuale ancora bassissima ma che segna il valore più alto dall'avvio delle serie storiche, ovvero almeno dal 1977.

“I dati diffusi oggi confermano, purtroppo, che la ripresa occupazionale è principalmente fondata sull'estrema precarizzazione dei nuovi rapporti di lavoro. E questa non è una buona notizia: è urgente mettere al centro il tema della qualità e della stabilità dell'occupazione”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti. "La crescita dell'occupazione – prosegue – è dovuta alla componente femminile e all'aumento dei contratti a tempo determinato, inoltre, come nei mesi precedenti, si concentra principalmente tra gli over 50”.

La dirigente sindacale sottolinea poi che “resta preoccupante il fatto che il calo dell'inattività non abbia riguardato la classe di età dei 25/34 anni”, platea “che rimane la vera emergenza da affrontare, come proponiamo nel nostro Piano per il lavoro, con le politiche pubbliche, anche attraverso investimenti pubblici volti a generare nuove opportunità di occupazione”.