"La celebrazione dell’anniversario della tragedia della miniera di Marcinelle, dove, l'8 agosto del 1956, persero la vita 262 minatori, in grande maggioranza italiani, è un’occasione significativa per rendere omaggio all’emigrazione italiana, alle sue tante vittime e a quanti, nella ricerca di una vita migliore, hanno sofferto sfruttamento, discriminazioni e razzismo". Lo scrivono in una nota Claudio Sorrentino e Leopoldo Tartaglia, del Dipartimento Politiche Globali della Cgil alla vigilia del 56esimo anniversario della tragedia.

Cinquantasei anni fa, l'8 agosto del 1956, erano le 8,10 del mattino, e nella miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio, si consumava un dramma che avrebbe portato alla morte di 262 minatori su 274 presenti. 136 erano italiani, 95 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 5 francesi, 3 ungheresi, un inglese, un olandese, un russo e un ucraino. Soltanto 13 superstiti vennero tirati fuori il primo giorno. L'interminabile attesa dei familiari fino al 22 agosto, quando i soccorritori pronunciarono le fatidiche parole: "Tutti cadaveri".

L'anniversario, per la Cgil, che sarà presente alle celebrazioni di Marcinelle con l'Inca, "richiama all’impegno per confermare e salvaguardare i valori profondi della costruzione europea, a partire dal suo modello sociale, che hanno trovato nel sacrificio di tanti lavoratori e di tanti emigranti la base materiale prima per il superamento dei conflitti e dei nazionalismi e per l’abbattimento delle frontiere".

Il sindacato ricorda che "negli anni cinquanta del secolo scorso uomini morivano lavorando in miniere prive della necessaria sicurezza, mentre il loro Paese li aveva abbandonati e dimenticati dopo averli scambiati per forniture di carbone". Il protocollo di intesa italo-belga del 23 giugno 1946, prevedeva infatti l'invio di 50.000 lavoratori italiani in cambio della fornitura annuale di un quantitativo di carbone, a prezzo preferenziale, compreso tra due e tre milioni di tonnellate.

Ma oggi, ricorda la Cgil, la situazione in qualche modo si ripete a ruoli invertiti, con "migliaia di immigrati che vengono ancora respinti o costretti alla clandestinità, senza il riconoscimento dei diritti fondamentali inalienabili di ogni persona, quando non perdono la vita nel tentativo di raggiungere paesi che li respingono e li abbandonano al loro destino".

"Riempie di sgomento e dolore - scrivono ancora Sorrentino e Tartaglia - vedere come la grande tragedia di Marcinelle si possa ripetere tragicamente, oggigiorno, nell’esperienza di quanti fuggono la miseria, la guerra e, sperando in una vita migliore, finiscono nelle mani di moderni mercanti di schiavi. Destinati anch’essi ed ancora oggi all’emarginazione, al razzismo ed allo sfruttamento quando non muoiono a centinaia lungo questo odierno cammino della speranza".

"Allo stesso modo la Cgil - conclude la nota del Dipartimento Politiche Globali - conferma la contrarietà a quelle decisioni del Governo che, attraverso una politica di tagli della spesa destinata agli italiani nel mondo ed ai milioni di oriundi italiani, pratica la sostanziale liquidazione di ogni sostegno alla lingua e alla cultura italiane ed al mantenimento del legame con le comunità emigrate nel mondo, che tanto hanno contribuito allo sviluppo economico dell’Italia e che possono ancora contribuire al superamento della crisi che l’Italia attraversa, sostenendo e valorizzando la produzione e le esportazioni".