Sono stati pubblicati recentemente, nelle Marche, i dati sulle performance dei sistemi sanitari di un network di 12 regioni analizzati dalla scuola sniversitaria superiore S. Anna di Pisa. Ne emerge un quadro articolato che merita alcune riflessioni, soprattutto per una Regione che si appresta a predisporre il piano socio-sanitario. L’indagine infatti, indica i punti di forza del sistema sanitario marchigiano, tra i quali prioritariamente l’appropriatezza prescrittiva diagnostica, gli screening oncologici, l’efficacia assistenziale delle patologie croniche, la degenza media.

Ma la giusta attenzione deve essere dedicata soprattutto ai punti di debolezza da superare al più presto. La prima serie di criticità evidenziate riguarda i pronto soccorso con  il problema dei tempi di attesa, che conferma le difficoltà rispetto alla tempestiva gestione delle casistiche meno urgenti (codici verde e giallo) le cui performance sono valutate come molto scarse: in particolare, le Marche sono la regione del network con la più bassa percentuale di accessi con codice giallo, che sono trattati entro 30 minuti dal momento dell’accettazione (48,4%, a fronte di una media delle regioni esaminate del 72,2%). I dati sono notevolmente differenziati tra le diverse strutture ospedaliere: nelle Marche le performance peggiori sono di Macerata e Fermo.

Critica anche la percentuale di accessi al pronto soccorso con codice verde visitati entro un’ora (56,4%, rispetto alla media del 68,9%); Senigallia (33,5%) e Inrca sono le strutture ospedaliere con i risultati peggiori.Molto critica anche la percentuale di abbandoni dal pronto soccorso, ovvero il numero di pazienti che lasciano spontaneamente la struttura dopo l’accettazione, prima di essere visitati dal medico o dopo la visita ma prima della chiusura della cartella clinica. Anche in questo caso, le Marche registrano una performance peggiore (6,9%, a fronte di una media del 4,1%). Jesi e S. Benedetto del Tronto sono le strutture marchigiane con le performance peggiori.

Nel 2017, nelle Marche si registra un basso tasso di ospedalizzazione, tuttavia si rileva un’elevata percentuale di ricoveri oltre soglia per pazienti anziani, ovvero ricoveri con una durata superiore rispetto al tempo massimo previsto per la gestione di uno specifico quadro clinico. Una maggiore offerta di assistenza domiciliare, tuttora insoddisfacente, potrebbe contribuire a migliorare la presa in carico post-ricovero. Ma anche la performance relativa agli anziani in cure domiciliari risulta essere la più bassa del network: 2,9% a fronte di una media del 7,5%. Sotto la media è anche il tasso di anziani over 65 ammessi in Rs (8,9 per mille a fronte di una media dell’11,8): Ascoli Piceno e San Benedetto del T. sono i territori con i valori più bassi.

Complessivamente critica, inoltre, l’appropriatezza prescrittiva farmaceutica ed è considerato molto critico anche il consumo di farmaci oppioidi, che rappresenta la presa in carico delle condizioni di dolore dei pazienti: nelle Marche si registra il più basso utilizzo per 1000 abitanti. Fabriano e Pesaro le realtà con i valori peggiori. Preoccupante anche la situazione della copertura vaccinale, con il valore più basso delle regioni esaminate, in particolare la copertura vaccinale antinfluenzale degli anziani, quella contro il papilloma virus; quella contro morbillo, parotite e rosolia. Nell’ambito della prevenzione collettiva, la situazione della sicurezza sul lavoro registra valori  tra i peggiori delle regioni in esame: dato particolarmente preoccupante alla luce dell’aumento del numero di infortuni denunciati.

Per quanto riguarda i percorsi oncologici, i tempi di attesa per gli interventi chirurgici sono complessivamente nella media, ad eccezione degli interventi relativi al tumore alla mammella, al retto e al polmone: valori tra i peggiori delle regioni esaminate. Aspetti critici anche nella gestione del percorso materno-infantile: nel 2017 si conferma un frequente ricorso al parto cesareo. Critiche anche l’appropriatezza medica e quella chirurgica, ovvero, non sempre le prestazioni sono erogate con le giuste tempistiche ed utilizzando tecniche e modalità clinicamente consolidate.

“Questi dati pongono l’accento sui punti deboli del sistema sanitario marchigiano, che devono essere superati tempestivamente e la predisposizione del piano socio sanitario rappresenta l’occasione migliore per programmare interventi e azioni coerenti con tale obiettivo”. Lo dichiara Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche. “Dati che evidenziano l’insufficienza della strutturazione dei servizi territoriali e di integrazione socio-sanitaria. Inoltre, la trasformazione dei piccoli ospedali in strutture territoriali deve essere compensata con ulteriori importanti investimenti sulla rete dell’emergenza sanitaria, mentre la riorganizzazione del sistema di cure primarie e intermedie va sostanziata dalla strutturazione effettiva degli ospedali di comunità e accompagnata da un concreto sviluppo delle Case della Salute, da localizzare sul territorio regionale, privilegiando le aree oggi più svantaggiate. Vanno poi adottate azioni efficaci per le riduzione dei tempi di attesa e potenziato il sistema di prevenzione, a partire dall’attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro”.