Un’altra vittima sul lavoro, stavolta in provincia di Caserta. Ieri, a Rocca d’Evandro, Francesco Porceddu, 54 anni, ha perso la vita precipitando in uno scavo in un cantiere edile. Secondo le prime ricostruzioni, la terra dello scavo avrebbe ceduto, segno di un’operazione effettuata senza le necessarie misure di sicurezza.

Per Irene Velotti, segretaria generale della Fillea Cgil Caserta, non ci sono dubbi: se lo scavo fosse stato eseguito rispettando le norme di sicurezza, Porceddu “sarebbe tornato a casa dalla moglie e dalle due figlie”. Velotti chiede l’attivazione di una procura nazionale per indagare sistematicamente sulle morti sul lavoro, definendo “insostenibile” l’attuale deriva che sta aggravando una piaga già fuori controllo. La Fillea Cgil, assicura, resterà al fianco della famiglia in ogni necessità.

Dura anche la reazione di Sonia Oliviero, segretaria generale della Cgil Caserta: “Un’altra esistenza spezzata, un’altra famiglia distrutta, un altro nome che si aggiunge alla lunga lista di chi muore sui luoghi di lavoro”. Per la sindacalista, il cordoglio non basta: serve “una denuncia politica forte, netta, senza ambiguità”. Le morti sul lavoro, sostiene, “non sono mai casuali”, ma il frutto di un sistema che sacrifica sicurezza e dignità al profitto, con imprese che operano “senza controlli, senza formazione, senza garanzie” e dove la precarietà è la norma.

Oliviero denuncia “cifre spaventose” di infortuni mortali nella provincia di Caserta e rifiuta la retorica della “fatalità”. Chiede azioni concrete, a partire dal rilancio dell’Osservatorio sulla Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro presso la Prefettura, fermo dopo un solo incontro nonostante le ripetute sollecitazioni. Per la Cgil, serve una regia istituzionale permanente per affrontare in modo strutturale quella che definisce “una strage quotidiana”.

Le due sindacaliste ribadiscono che “la sicurezza non è un lusso ma un diritto costituzionale” e che chi non la garantisce “non dovrebbe avere il diritto di fare impresa”. La Cgil, assicurano, continuerà a denunciare, mobilitare e proporre un modello di sviluppo che metta al centro le persone, non il profitto. “Ogni vita persa è una ferita collettiva. E ogni ferita è un monito a non fermarci”.