“Sono ore complicate, le scosse continuano, molte persone hanno dormito fuori casa. Per fortuna, il sisma non ha prodotto vittime né feriti, però i danni sono notevoli, alcune attività economiche sono state danneggiate, soprattutto nell’entroterra maceratese con ripercussioni anche nelle province di Ascoli e Fermo, fino a Fabriano”. Così Roberto Ghiselli, segretario generale Cgil Marche, stamattina ai microfoni di RadioArticolo1 per fare il punto sul nuovo terremoto che ha colpito l’Italia centrale.

 

“Il problema più urgente sono i circa 3.000 sfollati, cui dovrà essere trovato un alloggio in vista dell’inverno. Parliamo di zone in gran parte di montagna – l’epicentro del sisma, Visso e Ussita, sono comuni sui monti Sibillini –, dove il freddo è già arrivato e non permette di vivere a lungo sotto le tende. Quindi, immaginiamo si avvierà la stessa dinamica del terremoto del 24 agosto ad Amatrice, per arrivare fra sei-sette mesi alla costruzione di case in legno. Un’altra emergenza è quella sanitaria, visto che ci sono tre ospedali evacuati, così come ci sono residenze per anziani, scuole e università lesionate. Voglio sottolineare il grande impegno dei lavoratori pubblici, come gli operatori della Protezione civile e i Vigili del fuoco, senza i quali il dramma che stiamo vivendo sarebbe ancora peggiore”, ha affermato il dirigente sindacale.

Oltretutto, questo disastro arriva a pochi giorni dai dati negativi sul mercato del lavoro del territorio, diffusi dall’Ires Marche. La disoccupazione nella nostra regione è arrivata al 10% contro il precedente 4%, quindi uno scarto notevolissimo rispetto alla fase iniziale. Nel 2016 la caduta dei livelli di assunzione a tempo indeterminato, diffusa in tutta Italia, da noi è stata più alta del 40%, e la quota di lavoratori assunti è al di sotto del 20%, quindi più bassa della media nazionale. Specularmente, l’incremento dei voucher, soprattutto nel terziario, segue una dinamica ancora più pesante, quindi siamo messi male. Le ragioni sono fondamentalmente due: in primis, la caratteristica strutturale del nostro tessuto produttivo molto industriale, assai legata a una filiera di piccole e medie imprese. Poi incide anche una certa lentezza nell’intervento delle politiche pubbliche di sostegno all’economia, che, di fatto, qui non stanno facendo molto”, ha continuato il sindacalista.

“Sostanzialmente, il Jobs Act è un totale fallimento nel nostro territorio e la riduzione degli incentivi ha fatto precipitare le assunzioni a tempo indeterminato. Non è possibile immaginare che la ripresa economica e produttiva si realizzi attraverso incentivi che agiscono esclusivamente sul costo del lavoro o sui diritti dei lavoratori, se, nel contempo, non si affrontano i problemi del supporto alle imprese, e quindi investimenti, infrastrutture, reti, logistica, che in una regione particolarmente arretrata come la nostra si evidenziano in tutta chiarezza. Questa è la miopia di certe politiche che vengono riproposte anche nel 2017, che continuano a non agire sui fattori d’investimenti  e di sostegno alla domanda interna pubblica e privata e una regione come le Marche è una delle principali vittime, perché è tra quelle che ha più bisogno di trasformarsi e di ripensare il proprio modello di sviluppo”, ha aggiunto il leader della Cgil Marche.

Dopo sette anni di crisi, molte cose sono cambiate: "Abbiamo visto imprese importanti che hanno chiuso, altre che sono state cedute a multinazionali, come Poltrona Frau, Benelli, Merloni, Indesit. Altre invece, che hanno puntato sull’innovazione e sulla qualità del prodotto e del lavoro, hanno retto bene sui mercati e ora sono già in una fase nuova. Penso ad alcune grandi aziende del mobile, come Scavolini, pur in una fase di crisi pesantissima del settore; penso a Geox del settore calzaturiero, che hanno saputo valorizzare design, marchio, reti. La situazione non è uniforme sul territorio, e ad ogni modo non possiamo pensare che il tessuto economico sia uguale a quello di dieci anni fa. Non sarà più così, pur rimanendo una regione manifatturiera, di piccole e medie imprese, con una forte coesione sociale che favorisce sicuramente i lavoratori, la comunità e anche le imprese che vogliono creare sviluppo”, ha concluso Ghiselli.