"L’ottimismo è sano e positivo ma solo se è suffragato da fatti e da azioni. Quello propinato a piene mani dal presidente del Consiglio Monti durante l’inaugurazione del meeting di Rimini prescinde totalmente dalla situazione concreta del paese". Lo afferma in una nota Mario Bravi, segretario generale della Cgil Umbria. "Ci troviamo - osserva il dirigente sindacale - di fronte a una politica economica basata sui tagli, sull’assenza di una politica industriale e per di più caratterizzata dalla inesistenza di una vera politica per il lavoro e per l’occupazione. In un paese in cui lavora un italiano su tre, sembra sfuggire al nostro presidente del Consiglio che il primo problema si chiama appunto lavoro e occupazione. Ed è giusto sottolineare che le politiche economiche sbagliate di questo governo stanno affondando sempre di più la coesione sociale del nostro Paese, lo si vede anche guardando alla situazione dell’Umbria".

In effetti il principale problema della regione è proprio il lavoro. "I dati che abbiamo di fronte per la prossima ripresa dell’attività produttiva sono drammatici", osserva Bravi. "Abbiamo 29.469 lavoratori coinvolti dalla cig, di cui 14.735 a zero ore. Dilaga il ricorso alla cassa integrazione in deroga, mentre nella nostra regione restano aperte vertenze fondamentali, da cui dipende anche il futuro industriale di questo paese. Parliamo del destino del polo siderurgico ternano e degli acciai speciali, del polo chimico e dell’accordo di programma per l’Antonio Merloni di Gaifana, vicenda che, contrariamente a quello che scrivono molti organi di stampa a livello nazionale, è tutt’altro che conclusa o avviata a risoluzione".

Come se non bastasse, "è utile ricordare che nell’ultimo periodo, solo nell’edilizia in Umbria abbiamo perso circa 6mila posti di lavoro, il tasso di occupazione è sceso drasticamente e si vanno allargando sempre di più i fenomeni di impoverimento di una parte sempre più rilevante della nostra popolazione. E la spending review, che taglia in maniera inaccettabile il lavoro pubblico, sta creando ulteriori disastri al tessuto sociale ed economico della nostra regione. Verrebbe da domandare a Monti e ai tanti aedi sostenitori della manovra economica del governo, se si sono accorti degli incendi che devastano i boschi e il territorio dell’Umbria e dell'intero Paese. Perché a combattere qugli incendi e a difendere i nostri boschi sono proprio i lavoratori pubblici (vigili del fuoco, corpo forestale dello Stato e lavoratori delle Comunità Montane)".

"Per questo - conclude la nota - riteniamo che l’ottimismo di Monti è del tutto fuorviante e sbagliato, che occorre una diversa politica economica che preveda, come ha sottolineato recentemente Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, un intervento diretto delle politiche pubbliche (attraverso la Cassa Depositi e Prestiti) per rilanciare la politica industriale nel nostro Paese. Questi sono i temi che abbiamo di fronte in Italia e in Umbria, per questi la Cgil si mobiliterà, sapendo che il problema fondamentale della nostra regione si chiama lavoro e nuova qualità dello sviluppo.