Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea, annuncia una nuova politica monetaria partire da marzo. La metafora utilizzata è ancora quella della cura, anche se il malato europeo non sembra rispondere bene. “Perché finora le cure sono state sbagliate, e anche questo intervento della Bce è un intervento sostanzialmente di difesa, non una soluzione. L'Europa resta malata.” A dirlo è Danilo Barbi, segretario confederale Cgil ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1

“Le politiche europee, anche quella della cosiddetta austerità flessibile – ha continuato Barbi - non stanno funzionando, non stanno creando la ripresa. La poca crescita che c'è in Europa è sostanzialmente affidata alle esportazioni, come scelta di politica economica e non come conseguenza casuale. Tutte le scelte fatte, dall'austerità espansiva all'austerità flessibile, hanno in realtà  come obiettivo quello di portare tutti i paesi dell'euro a essere in surplus, quindi ad avere esportazioni superiori alle importazioni. Per fare questo, però, l'Europa ha ridotto la domanda interna e in molti paesi ha determinato una catastrofe del lavoro, un aumento strutturale della disoccupazione”. 

Secondo il segretario confederale Cgil con delega alle politiche macroeconomiche è questo il problema di fondo. E la nuova austerità flessibile “che la Commissione europea gestita dal Partito popolare europeo insieme al Partito socialista europeo" non è sufficiente. “Perché i danni prodotti dalla cosiddetta austerità espansiva sono talmente grandi che ci vuole una politica espansiva, non di austerità flessibile. Serve un aumento della spesa pubblica per rimettere in moto l'economia e per spostare il modello di sviluppo. Se non si fa questo, non ci sarà una vera e propria ripresa in Europa, e di conseguenza non ci sarà neanche una ripresa a livello globale. 

L'atteggiamento dell'Unione europea, secondo Barbi, è “assurdo” e ha determinato ciò che è successo nei mercati negli ultimi mesi. “La politica economica europea ha praticamente costretto la Cina a fare da locomotiva per l'Europa e a guidare la ripresa mondiale. Peccato che quest'idea non era stata votata dai cinesi. La Bce ha cercato di difendersi con la deflazione ma, non avendo prima creato una ripresa della domanda interna, ha svalutato l'euro. I cinesi, allora, hanno reagito svalutando la loro moneta. Ciò che stiamo vedendo sui mercati finanziari è una conseguenza delle scelte cinesi, ma che sono state prese per contrastare le scelte europee. Solo in Europa questo nesso viene messo poco in luce, ma è la verità”.  

Se non c'è ripresa dell'occupazione, però, non si può parlare di ripresa.  “Anche questa parola, è stata molto abusata in questi anni – ha poi detto Barbi - per celare la verità. Il governo italiano,ad esempio, ha detto che la ripresa è iniziata alla fine dell'anno e che la crisi  l'abbiamo messa alle nostre spalle, poi la produzione industriale italiana è tornata subito in territorio negativo. La verità è che non si vuol mettere le mani a una politica veramente alternativa a quello che si è fatto finora. Ci vuole invece una politica espansiva, e questa politica non si può fare solo con gli sconti alle imprese senza chiedere niente in cambio”.

“Per rimettere in moto l'economia europea, quindi, bisogna spendere di più sul pubblico – ha concluso il sindacalista -. Ci vogliono investimenti nei nuovi settori dell'economia, nella creazione di lavoro, in un piano straordinario che crei occupazione giovanile immediatamente. Dobbiamo mettere centinaia di migliaia di giovani a lavorare con grandi progetti di utilità per il paese. Finché non si farà questo noi resteremo in una situazione di stagnazione, cioè non recupereremo quello che abbiamo perso con la crisi. Quindi, purtroppo, la ripresa non ci sarà.”