La legge di bilancio 2017 presenta delle significative novità e scalfisce muri culturali che finora sembravano insuperabili. Il primo è quello del superamento delle ricongiunzioni onerose, con la previsione della possibilità di cumulo gratuito dei contributi, che restituisce dopo anni di proteste sindacali, l’opportunità di valorizzare tutti i versamenti, dal pubblico al privato e viceversa, cancellando l’ingiusto obbligo di pagare due volte gli stessi contributi a causa di quello che è stato accertato essere un vero e proprio “errore legislativo”, costato molto a migliaia di lavoratori e lavoratrici.

Positivo è anche l’aver introdotto il concetto di lavoro gravoso con l’obiettivo di definire criteri rigorosi, attraverso i quali reinserire la flessibilità in uscita per il pensionamento, che accoglie il principio della diversità dei lavori, più volte rivendicato dai sindacati. Il terzo elemento positivo è l’aver incrinato il principio dell’automatismo dell’aspettativa di vita sia per età che per anzianità da lavoro, imposto dalla legge di riforma Monti—Fornero come elemento comune nel sistema previdenziale italiano. L’aver affermato che i lavori non sono tutti uguali, ma che anzi dalle diversità scaturiscono attese di vita molto differenti, in relazione alle tante tipologie di attività, significa ripristinare un elemento di verità sulle condizioni di lavoro di tante persone coinvolte nei processi produttivi.

Altrettanto importante è l’ampliamento delle platee per il riconoscimento della cosiddetta 14esima perché premia il lavoro quando ha determinato una pensione bassa, riconfermando la natura previdenziale e non assistenziale di questa misura. Si tratta, infatti, di lavoratori meno fortunati, che hanno pagato regolarmente i loro contributi, ma che non sono riusciti ad assicurarsi assegni dignitosi.

Tuttavia, dall’affermazione di questi principi dovranno seguire misure legislative concrete per rendere concretamente esigibili i diritti conseguenti a tali scelte. C’è, quindi, ancora strada da percorrere e molto dipenderà dalle risorse che verranno messe a disposizione per tale scopo. Fin da ora possiamo affermare che per quanto riguarda i lavori gravosi, restano troppo elevati i requisiti di  36 anni e 6 anni di consecutività per il pensionamento e altrettanto timido il segnale sull’aspettativa di vita. Occorre fare di più perché se questi vincoli verranno confermati in sede di approvazione della legge di bilancio, ridurranno di molto la platea potenziale, comprimendo significativamente l’accesso al diritto a pensione.

Non vi è dubbio, comunque, che le misure previdenziali previste nella manovra avranno un impatto determinante anche sull’attività di tutela individuale del patronato. La complessità delle novità, compresa quella dell’Anticipazione pensionistica (Ape), nelle sue diverse articolazioni (volontaria, aziendale e social) esigerà nuove competenze consulenziali, per certi versi anche inedite. Il coinvolgimento delle banche e delle assicurazioni, infatti, porrà la persona di fronte a incognite sul suo futuro pensionistico e gli istituti di patronato dovranno mostrare una capacità adeguata per continuare ad essere un punto di riferimento per quanti dovranno fare i conti con l’attivazione di un mutuo per un prestito pensionistico o per verificare gli spazi di flessibilità anche per chi è iscritto alla previdenza complementare.

Il nostro convincimento è che non possiamo lasciare agli  interlocutori finanziari la gestione di questa partita, che si presenta molto complessa. L’istituzione di una  cabina di regia, composta da sindacati e Inps, va in questa direzione e auspichiamo che, nel riaffermare il ruolo fondamentale dei corpi intermedi, diventi la sede nella quale, attraverso la concertazione e la partecipazione, si elabori un orientamento comune sull’applicazione delle norme, evitando, come spesso accade, interpretazioni restrittive e contraddittorie unilaterali da parte degli Enti previdenziali, contrarie all’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici.

Di fronte alla portata di queste importanti novità, il ruolo del patronato diventa fondamentale. Ed per questa ragione che chiediamo a tutti gli attori coinvolti, di valorizzarne la funzione, mettendo questi istituti nelle condizioni di operare perché è nell’interesse di tutti ricreare un clima di fiducia tra il cittadino da un lato, che chiede di essere adeguatamente informato, e le Istituzioni, dall’altro, chiamate anche a vigilare per evitare confusione e una cattiva gestione delle novità, su una materia ad alta sensibilità sociale, quale è quella previdenziale.

Morena Piccinini è presidente Inca