Il prossimo 13 luglio sarà il secondo anniversario della morte di Paola Clemente, la bracciante morta di fatica nei campi in Puglia, dove i caporali l’avevano condotta per raccogliere l’uva. Nel frattempo, si sono fatti passi avanti nel nostro Paese sul terreno della lotta alla criminalità organizzata, con la recente approvazione in Parlamento della nuova legge sul caporalato, che resta però una piaga endemica, soprattutto nel Sud, assai difficile da debellare.

“Il caporalato è ormai diffuso pressochè in tutti i settori produttivi e in molti casi si arriva a vere e proprie forme di paraschiavismo, un fenomeno estremamente grave che mina i princìpi cardine della nostra democrazia”, spiega la professoressa Stefania Pellegrini, che insegna Scienze giuridiche all’università di Bologna e ha creato l’Osservatorio Placido Rizzotto sulle aziende confiscate alla criminalità organizzata. La stessa docente ha anche attivato il primo corso su mafia e antimafia nelle scuole. 

E proprio l’università di Bologna ha avviato uno stretto connubio con la Cgil, che si è tradotto nella Summer school, corso di formazione intensivo della durata di una settimana che partirà a settembre, organizzato dal sindacato su lavoro e legalità, e dedicato in particolare alla legge sul caporalato. “Questa non è la prima esperienza della Cgil fatta assieme al mondo universitario, in quanto vantiamo un rapporto antico con docenti e studenti degli atenei. Ma è la prima volta che facciamo un corso così impegnativo su argomenti così importanti come il caporalato e la legalità”, afferma Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale. 

“L’obiettivo è portare i sindacalisti a un livello molto alto di preparazione in quel campo, mettendo a disposizione le nostre competenze e capacità organizzative. A sua volta, la Cgil offre la propria esperienza, perché lo studio della normativa non può limitarsi a un livello teorico, ma richiede anche un approccio concreto nella sua applicazione. Insomma, il nostro rapporto è basato su un do ut des, che si dimostra proficuo per entrambi”, dice Pellegrini.

“Offriamo, non solo ai nostri attivisti, ma anche a studenti, professionisti e terzo settore, un’occasione di approfondimento soprattutto sulla prevenzione, analizzando tutti gli strumenti che la nuova legge sul caporalato prevede. L’idea della Summer school è nata un anno fa. Chiunque abbia intenzione d’iscriversi, sul sito dell’università felsinea trova i vari riferimenti necessari. Abbiamo coinvolto tutte le nostre strutture, perché a noi interessa acquisire dall’università tutti quegli elementi che possono favorire una crescita operativa circa la nuova legge. Questa è la prima parte del corso, dove il confronto avviene soprattutto attraverso gli esperti che l’università ci mette a disposizione”, osserva Luciano Silvestri, responsabile legalità e sicurezza Cgil nazionale.         

“Quello che dobbiamo organizzare è una formazione diffusa, che sia nel contempo un’alta formazione, perché occorre guardare al dopodomani. La qualità e la quantità di stimoli e sfide al sindacato sono tante che è impossibile muoversi usando solo i vecchi strumenti. C’è bisogno di nuovi mezzi che aiutino nel processo di studio e aggiornamento continuo, che a sua volta richiede grande fatica da parte di noi tutti”, precisa Pelucchi.

“Summer school è un progetto che quest’anno ha raggiunto un livello molto alto. L’ultimo capitolo è affidato alle esperienze dei sindacalisti, non solo dell’agricoltura, ma anche quelli delle costruzioni e dei servizi. Assieme a loro, si procede all’individuazione dei fenomeni e dei reati: si va dal classico caso nelle campagne della Capitanata o della Calabria alla comunità indiana dei Sikh dell’Agro Pontino, dagli appalti della ricostruzione a L’Aquila alla lavorazione delle carni in Emilia, al terziario e al turismo degli alberghi della Riviera romagnola”, argomenta Pellegrini.

“L’ultima parte del corso è una verifica sul campo, perché ciò che viene recepito nella prima fase viene poi ribadito dalla realtà concreta dei fatti, parlando con sindacalisti, giornalisti ed esperti  che sul loro terreno hanno maturato esperienze, e raccontandole possono favorire e confermare l’apprendimento in maniera organica. Alla fine, una dotazione strumentale di conoscenze può essere messa a disposizione di tutti in modo organico”, sostiene Silvestri.

“Offriremo una formazione approfondita, non solo dogmatica, partendo dall’analisi degli eventi, supportata dall’approfondimento storico, grazie alla Cgil che mette a disposizione il patrimonio di conoscenze della Fondazione Di Vittorio. Sappiamo così che le prime forme di caporalato nascono in Italia con le mondine, i cui casi di sfruttamento sul lavoro richiamano molto da vicino l’attività dei caporali. Seguirà uno studio su norme e sanzioni dell’intermediazione illecita del lavoro. Vogliamo così far comprendere la complessità normativa del fenomeno. Nello stesso tempo, faremo un’analisi antropologica e sociologica, per far capire che non sono solo i migranti le vittime dei caporali, ma è il lavoratore vulnerabile in sé che può diventarne vittima. Nel corso del tempo, il caporalato si è trasformato anche in una forma di controllo da parte della criminalità straniera su persone straniere. Alla fine, procederemo all’osservazione critica del contesto, su casi specifici di esperienze in tutti i settori e territori. In totale, 40 ore di lezioni complessive, con l’ausilio di filmati e narrazioni, che renderanno il tutto piacevole e arricchente”, commenta Pellegrini.

“Vogliamo far capire che la materia del corso è esattamente l’oggetto dell’attività sindacale dall’epoca di Di Vittorio in poi. E nonostante la democrazia sia un processo consolidato nel nostro Paese, vi convivono oggi la quarta rivoluzione industriale e forme di schiavismo e sfruttamento che dobbiamo assolutamente sconfiggere con strumenti legislativi nuovi e una diversa coscienza da parte del movimento dei lavoratori. Il lavoro esiste solo se ha dei diritti e delle tutele, altrimenti diventa una merce ed è barbarie e a noi non va assolutamente bene”, sottolinea Pelucchi.

“Per noi, lavoro e legalità vanno insieme. E lavoro, dignità e libertà, l’una concatenata all’altra, sono tre parole chiave e tre aspetti grandissimi, come sosteneva anche Stefano Rodotà, che attraversano le vicende del nostro Paese. La Summer school ha proprio lo scopo di portare tali concetti all’attenzione di tutti noi”, conclude Silvestri.