“Per i metalmeccanici il bilancio del Jobs Act è totalmente negativo su due fronti: sia sul lato dei rapporti di lavoro – perché le tutele crescenti hanno abbassato le tutele – sia per gli ammortizzatori sociali che non coprono più chi è in difficoltà. È la dimostrazione del fallimento mentre la crisi morde ancora. Ricordo solo un dato, per capirci: ci sono 160 tavoli aperti al ministero dello Sviluppo economico, senza contare tutte le crisi delle aziende più piccole”. A dirlo è la segretaria generale della Fiom Francesca Re David rilanciando in un'intervista a Rassegna Sindacale l'iniziativa che le tute blu Cgil hanno organizzato insieme alla Flai (agroindustria) e alla Slc (telecomunicazioni) sulla base di un intento comune, quello di chiedere un cambio di passo sugli ammortizzatori sociali. L'appuntamento è per oggi, giovedì 15 febbraio, al Radisson Blu Hotel di Roma. Ci saranno, oltre a Re David, anche i leader delle altre due categorie, Ivana Galli e Fabrizio Solari. Le conclusioni saranno affidate alla segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti.

Rassegna È l'occasione per ricordare una volta ancora il limite di durata della cassa integrazione e della Naspi, cioè l'indennità che dovrebbe coprire chi resta senza lavoro. Un tema che interessa molto da vicino il mondo dei metalmeccanici...

Re David Esatto. L'industria metalmeccanica è ormai sempre più spesso fatta di appalti molto consistenti. Penso ai petrolchimici, o alle manutenzioni degli ospedali e degli uffici pubblici. In ogni cambio d'appalto è la solita storia: le aziende che subentrano, riassumono con le nuove regole e questo accade anche agli operai specializzati con venti o trent'anni d'esperienza, alla faccia dello stimolo per l'occupazione dei giovani. Ma volete sapere qual è la cosa che li fa incazzare di più? Non è il salario, come uno potrebbe immaginare. No, quello che proprio non sopportano è il mancato riconoscimento della loro professionalità.

Rassegna Prima accennavi alle centinaia di crisi aziendali che dovete affrontare al ministero dello Sviluppo economico. Questo dicono i fatti, al di là dei proclami sulla ripresa in corso...

Re David Perciò abbiamo prodotto un documento comune insieme a Slc e Flai con le nostre proposte, perché siamo le tre categorie che devono gestire il maggior numero di vertenze al ministero. Noi cerchiamo di farlo con le ristrutturazioni e le riorganizzazioni, però è difficile con le regole del Jobs Act che di fatto hanno introdotto la libertà di licenziare. Oggi, lasciare a casa i lavoratori costa meno che metterli in cassa integrazione, è più conveniente. Qualche volta si fanno provvedimenti ad hoc, come nella siderurgia, però coprono solo i dipendenti della casa madre e lasciano senza coperture tutto l'indotto. Noi diciamo che bisogna collegare gli ammortizzatori alla formazione e alla redistribuzione del lavoro, anche intervenendo sull'orario, invece è tutto basato sulla libertà dell'impresa. Cosa che ha una ripercussione negativa anche sulle politiche industriali: in poche parole, anziché cercare soluzioni, alcuni preferiscono mandare via le persone perché è più conveniente. È un problema enorme.

Rassegna Viene alla mente il caso di Fca, dove sembra ci siano circa duemila posti a rischio tra Napoli e Torino. Come vedi il futuro degli stabilimenti italiani?

Re David Marchionne, un tempo gli si credeva, disse che il 2018 sarebbe stato l'anno della piena occupazione, invece siamo pieni di cassa integrazione. A Mirafiori e a Pomigliano non si vedono nuovi modelli. Se negli Stati Uniti gli aiuti che lui chiede sono vincolati all'occupazione, da noi non sono vincolati a nulla, nessuno chiede conto del piano industriale non rispettato. Così rischiamo di perdere migliaia di posti.

Rassegna Però ci sono anche esempi positivi di accordi che superano il Jobs Act. Puoi ricordarcene qualcuno?

Re David Per restare al settore auto e moto posso citare Lamborghini e Ducati, dove di fatto il Jobs Act è stato superato dalla contrattazione. Siamo costretti a fare così, a chiedere alle aziende di aggirarlo per restituire ai lavoratori i diritti che sono stati tolti dalla legge. Il caso più diffuso, lo dicevo all'inizio, è quello dei cambi di appalto, nei quali noi chiediamo sempre di riassumere con le regole esistenti prima della riforma, e parecchie volte ci riusciamo. Per Lamborghini e Ducati, che operano nello stesso settore di Fca, bisogna osservare che il gruppo Volkswagen ha una gestione diversa. Loro puntano molto di più sulla formazione, anche perché sanno di avere bisogno di lavoratori che si sentono al sicuro, senza la minaccia continua di essere licenziati.