Sale ora sul palco Marino D'Andrea, Rsu della Sixti di Chieti. "Siamo centinaia di lavoratori della moda e dell'abbigliamento che vedono davanti a loro lo spettro della disoccupazione. La Sixti è una multinazionale della moda che da 22 anni sta sul nostro territorio e da qualche tempo ha intrapreso una politica fatta di speculazioni finanziarie, immobiliari, delocalizzazioni. Questa nuova strategia ha coinciso con il suo declino industriale e con l'accumularsi di debiti, fino agli attuali 300 milioni di passivo. In pochi anni si sono persi 200 posti di lavoro. A luglio scorso il gruppo è stato venduto a una società parasiatica con sede alle isole Cayman".

"Oggi si parla di chiudere la Sixti e di aprire una newco con non si sa quanti lavoratori e una decina di negozi in tutto: così si perdebbero 600 posti di lavoro, per non parlare dell'indotto. Tutto ciò sarebbe una tragedia non solo per noi lavoratori, ma anche per la produzione di un marchio, che fino a qualche anno fa era prestigioso, e per tutto il made in Italy. Stiamo andando verso il baratro, senza che nessuno, a cominciare dal governo, intervenga. Da ricchezza e benessere siamo passati alla disoccupazione e alla desertificazione industriale. Se si lasciano morire aziende che hanno fatto la storia del paese, se si lasciano depauperare capacità e professionalità, come facciamo a ripartire? Come possono essere ritenute lecite operazioni in paradisi fiscali con la complicità di banche e società finanziarie di cui non si sa nulla? Nel nostro territorio vi sono attualmente 6.000 lavoratori in mobilità, 50.000 in cig e altre migliaia in cerca di lavoro o disoccupati tout court. Ci restano poche possibilità per risollevarci. Il nostro presidio permanente davanti all'azienda dura da 341 giorni e siamo fermamente intenzionati a continuare". (rg)