“Penso che la sinistra, nelle varie forme in cui si è espressa in Italia e in Europa, abbia esaurito la sua spinta propulsiva verso il cambiamento. Se la sinistra non torna a occuparsi delle condizioni delle persone, quelle persone come possono pensare che possa risolvere i loro problemi? Queste culture, seppur con gradi diversi, sono corresponsabili del disastro che si è prodotto nel mondo del lavoro”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, intervenendo sabato 16 novembre a Bologna alla manifestazione “Tutta un’altra storia” organizzata dal Partito democratico.

“Prendiamo un giovane precario che era precario con il governo di centrodestra, poi con il governo di sinistra, poi con quello gialloverde e ora con quello giallorosso”, prosegue Landini: “Per lui, che resta precario anche se cambia la politica, cosa vuol dire la parola sinistra? Se la sinistra non si occupa della condizione materiale della gente, come fa a dare significato a quella parola? È un tema che riguarda anche il sindacato. Perché anche il sindacato non ha capito i disastri che la precarietà avrebbe provocato”.

Il segretario generale della Cgil ha poi evidenziato che “in Italia, come in Francia o in Spagna, siamo di fronte a un attacco al diritto del lavoro senza precedenti, accompagnato da un predominio della finanza sull'economia e sulla politica”. Landini ha rimarcato che “la parola ‘lavoro’ sia quella centrale dalla quale ripartire. Il lavoro è un fattore di identità, è innanzitutto un diritto di libertà delle persone, perché una persona che non è libera in quello che fa non è capace di riconoscersi e riconoscere la sua dimensione di vita. Ecco perché la Costituzione dice che la Repubblica è fondata sul lavoro”.