Le operazioni di carico e scarico delle navi e il trasferimento delle merci in banchina, sono queste le attività più pericolose per i lavoratori portuali. A esse risultano infatti associati il maggior numero di infortuni (cadute, schiacciamenti e intrappolamenti) e di incidenti rilevanti (rilasci di sostanze pericolose, incendi ed esplosioni). A fare il punto sulla sicurezza nei porti è lo studio “I rischi per la salute e la sicurezza nel lavoro portuale: revisione narrativa della letteratura”, redatto da un pool di ricercatori dell’Università di Bologna, assieme al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e alla Usl di Ravenna. La ricerca, pubblicata sul bimestrale “La Medicina del Lavoro” e realizzato nell’ambito di un progetto finanziato da Inail e Autorità portuale di Ravenna, evidenzia anche l’esistenza di rischi connessi alle merci movimentate, tra cui, in particolare, quello di asfissia o intossicazione in ambienti chiusi o poco areati (come stive o container).

I lavoratori dei porti sono esposti a una vasta gamma di rischi. Nei porti, infatti, l’incrociarsi di interessi pubblici e privati comporta la presenza nel medesimo ambiente di lavoro di pubblica amministrazione marittima, aziende di imbarco e sbarco, imprese industriali, vettori e spedizionieri, oltre che degli stessi lavoratori portuali (di cui una percentuale sempre maggiore è costituita da addetti temporanei). Nonostante questo, in letteratura esistono poche ricerche sull’argomento (se si escludono quelle specificamente riguardanti l’industria di costruzione navale e la navigazione).

Queste “poche” concordano che gli infortuni più frequenti sono le cadute, le lesioni da sovraccarico biomeccanico e gli schiacciamenti, mentre le due principali cause sono le operazioni di carico e scarico delle navi e il trasferimento di prodotti chimici in banchina e nei magazzini di stoccaggio. I fattori che incidono maggiormente nel verificarsi degli infortuni sono il carico di lavoro, la fatica fisica, gli agenti atmosferici e l’esposizione ad alte temperature, nonché la giovane età e la poca esperienza lavorativa. Riguardo gli incidenti mortali, le principali cause sono state identificate in annegamenti e ipotermie, cadute e casi di asfissia provocati sia da operazioni effettuate nelle stive sia dall’inalazione di fumo negli incendi.

Altri rischi costanti sono quelli connessi alle merci. Nei porti ne transita una grande varietà, i cui rischi non sono sempre facilmente identificabili e prevedibili. Oltre ai prodotti chimici pericolosi, nei porti confluiscono merci che, pur non avendo una tossicità intrinseca (quindi non classificate come pericolose), possono generare in particolari condizioni, ad esempio l’umidità, situazioni di pericolo per i portuali. Molte di queste situazioni comprendono incidenti dovuti ad atmosfere modificate (ossia quelle con impoverimento di ossigeno, oppure con alti livelli di monossido di carbonio, anidride carbonica o altri gas tossici) che si creano in ambienti chiusi o poco areati (come stive o container) contenenti particolari merci; altre sono generate da trattamenti cui la merce viene sottoposta prima del trasporto (principalmente processi di fumigazione, ovvero di trattamento di prodotti deperibili con gas pesticidi definiti fumiganti).

Altri contesti rischiosi per i lavoratori portuali sono quelli legati all’utilizzo delle gru, al trasferimento di container sui rimorchi e alla mancanza di azioni preventive per evitare collisioni nel porto. Tra le situazioni pericolose più frequenti, infine, si registrano quelle in cui si genera un moto ondoso per uscita delle navi dal porto (con conseguenti infortuni provocati dal sollevamento delle prue delle navi e dallo scorrimento dei cavi di ancoraggio), l’impatto tra diversi container a causa di carichi mal distribuiti, gli incidenti per mancato rispetto della distanza di sicurezza dei rimorchi parcheggiati dalle gru.

Ma come intervenire? In linea generale, la ricerca sottolinea anzitutto il ruolo determinante della formazione e informazione, dell’addestramento e della supervisione dei lavoratori, con specifico riferimento alla forza lavoro più giovane e inesperta. Particolare attenzione va posta sia alla carenza di formazione del personale riguardo ai rischi degli ambienti confinati e alle misure di protezione da attuare per garantire l’incolumità durante il lavoro in questi spazi, sia all’assenza di segnaletica di sicurezza sulle merci o nei locali confinati. Altrettanto importante viene ritenuta l’intensificazione dei controlli sulle navi, in particolare rivolti alla conformità delle procedure operative di carico e scarico e della documentazione che accompagna le merci (soprattutto in presenza di merci trattate con sostanze tossiche o suscettibili di emetterle). La ricerca evidenzia, infatti, una generalizzata grave carenza nella documentazione che accompagna le merci, la quale viene molto spesso trovata inadeguata o addirittura assente.