“Quella del lavoro è la sfida più importante che l'Europa ha davanti a sé nei prossimi anni. Sia nel bene che nel male. Nel bene, perché è necessario riprendere il processo di convergenza nella costruzione di un'Europa politica unita. Nel male, perché se questo processo non avrà successo, il continente sarà dominato da partiti populisti, euroscettici, xenofobi, e in qualche caso guidati da veri e propri nuovi fascisti”. A dirlo è Fausto Durante, responsabile delle Politiche europee e internazionali della Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1.

Ieri, 31 marzo, si è chiusa la tre giorni della Confederazione europea dei sindacati, un appuntamento che è servito a tirare le somme, ma anche a progettare il lavoro della Ces nei prossimi anni. In quel contesto è stato lanciato un chiaro Sos per il lavoro. “Vogliamo - continua Durante - che i decisori europei capiscano la profondità di questa crisi e diano una risposta, con un cambio radicale delle politiche economiche dell'Unione. È l'unica strada per continuare verso il sogno di un'Europa politica unita”.

Durante la Mid-Term Conference della Ces, però, sono stati affrontati moltissimi altri temi. “Temi fondamentali - spiega ancora il responsabile delle Politiche europee della Cgil - come la necessità di una nuova politica economia, il bisogno di intervenire e rilanciare la contrattazione collettiva e l'aumento dei salari in Europa, ma anche la questione fondamentale della partecipazione e della formazione dei lavoratori nell'epoca della digitalizzazione dei processi produttivi. Senza dimenticare il processo di rinnovamento del sindacato per continuare ad affrontare il proprio compito fondamentale di difesa dei diritti del lavoro e le questioni epocali dello sviluppo sostenibile e dell'integrazione e accoglienza dei migranti”.

Nel frattempo, però, Donald Trump ha annunciato di voler portate gli Stati Uniti fuori dagli accordi di Parigi sull'ambiente. Una scelta fuori dal tempo, ha commentato Durante: “È evidente che l'elezione di Trump e il progetto che ha portato alla sua ascesa segna uno spartiacque nel processo politico mondiale. Trump ha in testa un ritorno a un mondo che non c'è più, quello delle patrie e dei confini, del protezionismo per esclusivi scopi domestici, quello degli Usa come gendarme del mondo”.

Ma - conclude Durante - nella seconda decade del 21° secolo, questo suo mondo semplicemente non esiste. Dall'altra parte, però, abbiamo un'Europa che balbetta, che cerca una sua strada, che ha difficoltà di affermazione della sua leadership economica e politica. Eppure al suo interno possiede una certa vitalità e alimenta una discussione aperta. I temi fondamentali e complessi che la Ces ha affrontato nella sua tre giorni, le sfide che abbiamo di fronte, fanno quindi scemare la visione domestica di Trump. E si spera che la sua esperienza politica sarà in futuro valutata soltanto come un errore momentaneo.”