“Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio venga in Puglia: lo porteremo a visitare il ‘ghetto’ di Borgo Mezzanone o le altre decine di insediamenti malsani cui sono costretti migliaia di braccianti agricoli stranieri. Venga a vedere questi luoghi concentrazionari, dove proliferano le mafie e i caporali dettano legge. Venga a parlare con questi ragazzi sfruttati e ricattati, che con il loro duro lavoro contribuiscono alla ricchezza del settore primario in Puglia così come in altre regioni, in un sistema fatto ancora di cottimo e sottosalario. Venga a sentire anche come di sfruttamento si muore, dopo ore e ore sotto il sole di luglio e agosto. E dopo ci dica se la priorità in agricoltura sono i voucher”. Questo l’invito che il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo rivolge ufficialmente al leader dei Cinquestelle dopo l’asserita disponibilità a valutare il ritorno dei buoni lavoro nei settori dell’agricoltura e del turismo.

“Il ministro Di Maio da un lato afferma di voler combattere il precariato e smontare il Jobs Act, dall’altro dice sì alla reintroduzione di questi strumenti che, a detta della stessa Inps, negli anni hanno favorito il lavoro nero e l’elusione”, prosegue Gesmundo: “È un pegno a chi in Puglia ha capeggiato le proteste di quella parte di imprenditori restii a ogni regola e che osteggia l’applicazione della legge 199 contro il caporalato. Noi non faremo sconti a nessuno e siamo già pronti a mobilitarci contro questo ritorno a un passato fatto di sfruttamento e lesione dei diritti dei lavoratori”.

Il segretario generale della Cgil Puglia evidenzia che “non è il lavoro occasionale il problema, che è normato e regolamentato con procedure trasparenti. Forse quel che si vuole è tornare al mercato dei voucher di carta da tenere nel cassetto e tirar fuori per giustificare lavoro grigio e nero”. In Puglia, prima della loro abolizione, oltre 100 mila lavoratori l’anno “sono stati costretti a questa forma di lavoro ultraprecaria, e la metà ha interessato proprio il settore del turismo e dell’accoglienza, dove ci sono contratti specifici che andrebbero applicati”. Siamo pronti, conclude Gesmundo, a tornare nelle piazze e “a spiegare ai cittadini come non è stata rispettata la loro volontà e come, da un lato, si fa propaganda contro il lavoro precario, dall’altro si approvano norme che lo favoriscono”.

Sulla possibile reintroduzione dei buoni lavoro interviene anche la Flai Cgil di Mantova. “I voucher agricoli coprono il lavoro nero”, spiega il segretario generale Marco Volta: “Come in tutti settori i lavoratori in agricoltura si tutelano con contratti e regole, non con i voucher. In agricoltura già esistono e si possono usare per studenti, pensionati e disoccupati. Di fatto si vuole deregolamentare il lavoro agricolo. Se l'obiettivo fosse pagare tutto il lavoro stagionale con i voucher, il lavoro agricolo contrattualizzato scomparirebbe”. Per l'esponente sindacale con la loro reintroduzione “non si contrasterebbe il lavoro nero, bensì si arriverebbe a una sua ufficializzazione, nascondendo dietro ai voucher un lavoro non occasionale. Qualsiasi altra ipotesi di utilizzo dei voucher in agricoltura è un modo per aggirare i contratti e relegare gli operai agricoli al ruolo di lavoratori di serie B”.

Un incontro urgente con i parlamentari eletti nei collegi dell'Emilia Romagna è stata chiesto da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil della regione. I sindacati intendono così "rappresentare la profonda preoccupazione con cui i lavoratori del settore agroalimentare hanno accolto le recenti dichiarazioni di importanti esponenti del governo relativamente a ipotesi di reintroduzione, in agricoltura, dello strumento dei voucher in sostituzione del contratto di prestazione occasionale. Preoccupazione che parte dalla semplice constatazione di come l’agroalimentare, oltre a rappresentare uno dei segmenti più vitali della nostra economia nazionale e regionale, sia anche il comparto che maggiormente caratterizza tra i consumatori di tutto il mondo il valore del nostro Made in Italy".

Flai, Fai e Uila rimarcano che "già oggi esistono nel settore agricolo, oltre alla prestazione di lavoro occasionale, gli strumenti normativi e contrattuali anche per una sola giornata di lavoro all’anno. Strumenti, però, che consentono ai lavoratori agricoli di poter avere diritti contrattuali, assistenziali, previdenziali e d’integrazione al reddito (disoccupazione agricola) che, con i voucher, sarebbero completamente esclusi". In Emilia Romagna i lavoratori agricoli sono oltre 92 mila e il 90 per cento ha un contratto di lavoro stagionale e, 36 mila di questi hanno svolto nel 2016 meno di 51 giorni di lavoro. "Gli interventi legislativi che hanno introdotto il contratto di prestazione occasionale in sostituzione dei voucher - spiegano i sindacati - hanno rappresentato degli importanti passi nella giusta direzione, permettendo a migliaia di lavoratori di emergere dal lavoro nero. Infatti, come evidenzia il rapporto agroalimentare dell’Emilia Romagna, l’occupazione agricola è cresciuta, nel periodo 2016-2017, di 5 mila unità (prevalentemente lavoratori dipendenti), la produzione lorda vendibile è aumenta del 6.6 per cento, compresa la crescita del +2.8 per cento di imprese giovani. Tutte performance ottenute con l’attuale normativa, che già consente il lavoro occasionale in determinate casistiche".