“#Lab14 Le generazioni dei 1.000 lavori si organizzano”. Questo il titolo scelto per la V festa nazionale dei giovani della Cgil, che si tiene al porto turistico della marina di Pescara il 27 e il 28 giugno. Due giorni per discutere, confrontarsi, elaborare proposte, parlare di precarietà, contrattazione, diritti e di welfare, degli obiettivi del sindacato e di come organizzare i non organizzati. L’appuntamento è stato presentato nei giorni scorsi da Andrea Brunetti, il responsabile delle politiche giovanili della Cgil nazionale, nel corso del suo intervento a Radioarticolo1 (qui il podcast). “Immaginiamo questo appuntamento come un laboratorio – ha detto il giovane sindacalista –. Anche quest’anno ci saranno gruppi di lavoro e workshop. I giovani della Cgil si confronteranno ed elaboreranno proposte, visto anche che, dopo l’elezione della segreteria naizonale, siamo entrati in un'altra fase che ci porterà alla conferenza di organizzazione”.

Tra i temi su cui si dibatterà e sperimenteranno idee e proposte, due spiccano tra gli altri: il Piano del lavoro della Cgil e la Garanzia giovani: due novità dell’ultimo anno. “Declineremo il Piano del lavoro – dice Brunetti – con uno sguardo specifico sull'occupazione giovanile. All'interno della festa è previsto un gruppo di lavoro che simulerà come una camera del lavoro possa muoversi e fare proposte rispetto all'occupazione giovanile”. Quanto alla Garanzia giovani, bene che il ministro Poletti gioisca per le 90 aziende che hanno aderito, “ma io penso che dobbiamo gioire, al di là degli slogan, – aggiunge il dirigente sindacale – nel momento in cui tutte queste opportunità si tradurranno in una reale attivazione di quei giovani che oggi non lavorano e non sono in formazione. I 600 posti di lavoro indicati dal ministro sono un obiettivo minimo, ma non è  soltanto questo il tema. Il tema è come si riesce, attraverso il reinserimento dentro percorsi formativi, il mercato del lavoro, gli stage e i tirocini, la mobilità internazionale, a ‘riattivare’ tutti questi giovani”.

Verosimile che alla festa dei giovani della Cgil si parlerà molto anche di Jobs Act e sul decreto Poletti. Su quest’ultimo il giovane sindacalista è perentorio: “Penso che il decreto Poletti chiuda per i giovani gran parte delle prospettive sul mercato del lavoro. La nostra disponibilità a discutere su una tipologia a tutele crescenti, come il famoso contratto unico, a questo punto diventa inutile. Nessuna azienda, se ha la possibilità di prendere un lavoratore a termine senza la giustificazione di alcun motivo, non vedo perché debba assumere con tutele crescenti. Se non reintroduciamo la causalità nel decreto Poletti, stiamo a discutere di niente”.

Includere, sperimentare, trovare nuove strade: per un sindacato è necessario che tutto ciò venga declinato in termini organizzativi. “In particolare nel corso della festa – riprende il responsabile delle politiche giovanili della Cgil – ci sarà un gruppo di lavoro sulle forme di lotta e di mobilitazione. Ci confronteremo su come si può andare oltre lo sciopero, o come si può coniugare lo sciopero con altre forme di lotta e di mobilitazione: abbiamo raccolto un po' di storie già praticate che metteremo sul piatto”.

Per coinvolgere maggiormente i giovani, i lavoratori, sono essenziali, ad esempio, i servizi, un altro dei temi cruciali. “ La Garanzia giovani, per esempio, ha uno snodo importante nei Sol, i servizi di orientamento all’impiego. Ma qui non basta dare un'informazione; dobbiamo provare a spiegare a quei ragazzi che possiamo tutelarli al di là dell'orientamento che gli facciamo e che se la Garanzia giovani non si rivelerà efficace, possono tornare da noi e noi possiamo fare qualcosa per loro. Stesso discorso sulla contrattazione inclusiva: l'affronteremo dal punto di vista interno sulla formazione, a partire, appunto, da esperienze già messe in campo per esempio in Toscana e in Emilia”. “Anche il Piano del lavoro – conclude Brunetti – andrà declinato organizzativamente. Dobbiamo provare a dire che il Piano del lavoro non è soltanto una proposta politica da consegnare a un'amministrazione, ma un percorso che deve utilizzare anche le nuove forme di partecipazione: il web, la rete, i social media. Bisogna coinvolgere il territorio, attivarlo e costruire una proposta che sia più larga possibile. A quel punto comincia la fase di interlocuzione con le istituzioni e con tutti gli attori del territorio”.