“La sfida della Carta, che sottoponiamo al vaglio dei nostri iscritti, è decisiva, perchè costituisce la risposta a tanti anni in cui interventi legislativi si sono succeduti per negare la dignità e la libertà delle persone e per stravolgere il diritto del lavoro. Con la nostra proposta, vogliamo provare a ricostruire un corpus di norme che abbia la dignità di questo nome e ad aprire una nuova stagione sindacale che veda al centro il dibattito politico sul lavoro in Italia”. Così ha esordito il segretario confederale della Cgil, Nino Baseotto, nel forum trasmesso stamattina in diretta da RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale)

“Noi investiamo tanto sulla nostra campagna dei diritti – ha spiegato il dirigente sindacale –, che assieme all’accordo con Cisl e Uil sul modello di relazioni industriali costituisce il segno tangibile di una fase di cambiamento anche dal punto di vista dei rapporti unitari, dopo anni di alti e bassi. Per quanto riguarda la campagna, sarà assolutamente inedita e straordinaria: lo richiede la materia, e anche il fatto che la Carta è una proposta di legge d’iniziativa popolare, che riguarda non solo il lavoro dipendente, ma anche quello autonomo, precario, atipico. È la prima volta che un sindacato si pone l’obiettivo di rappresentare tutto il mondo del lavoro, proponendo al Parlamento e ai cittadini di avere una legge di rango costituzionale che garantisca i diritti fondamentali a tutte le persone che lavorano, indipendentemente da quale forma abbia la loro occupazione”.  

“Dalla Conferenza di organizzazione in poi – ha continuato Baseotto –, la Cgil ha scommesso sul territorio e sul protagonismo dei lavoratori, che ora prende corpo attraverso la consultazione straordinaria degli iscritti. Innovare è un processo lungo e difficile, perché la nostra è un’organizzazione complessa, con circa sei milioni di tesserati, ed ha la necessità di aggiornarsi di continuo e nel contempo di proseguire il proprio lavoro. Ma la via è stata intrapresa, la direzione è quella giusta, e stiamo cercando di passare dalle parole ai fatti. Alle nostre assemblee, stiamo invitando anche i non iscritti, perché vogliamo discutere con tutti, fare iniziative in tutta Italia, con quello che abbiamo ribattezzato il pullman dei diritti: dovunque va e si ferma, suscita grande interesse e simpatia. E quando i nostri iscritti daranno l’ok alla nostra proposta - come crediamo e auspichiamo -, avvieremo una fase ancora più dura, quella della raccolta delle firme: questi due mesi di consultazione, dunque, saranno il volano per il successo della campagna seguente”.

“La nostra campagna per la Carta – ha precisato l’esponente Cgil – non manda in soffitta né il nostro impegno a livello unitario né tantomeno l’attività quotidiana del sindacato, perché abbiamo a che fare con una brutta bestia che si chiama crisi e non è ancora finita: a tutt’oggi, vi sono centinaia di vertenze aziendali, che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro. L’accordo sulla rappresentanza è un patrimonio comune di lotte, mobilitazioni, impegno sindacale, che negli anni si sono sviluppati unitariamente in tanti territori. Da questo punto di vista, la Carta è il nostro impegno principale ed è anche un corollario, una benzina nel motore della normale attività sindacale della Cgil e di tutto il sindacato”.

“Dalla raccolta delle firme – ha osservato ancora il sindacalista –, ci poniamo un obiettivo quantitativo di milioni di firme, ma anche un obiettivo qualitativo, perché abbiamo bisogno che la proposta della Carta diventi patrimonio di discussione e condivisione delle forze sane del Paese, di coloro che lavorano, che sono in pensione, che sono sfruttati e subiscono condizioni di lavoro inaccettabili, che guardano ai diritti democratici delle persone come a un patrimonio fondamentale per lo sviluppo della nostra società. Noi abbiamo tale fine e tale ambizione per un futuro migliore di tutti i lavoratori, dei loro figli e delle generazioni future”.

“Con la Carta – ha proseguito Baseotto – vogliamo dare piena applicazione agli articoli 39 e 46 della Costituzione: ciò vuol dire, ad esempio, la validità erga omnes dei contratti che vengono firmati e anche quella parte della Costituzione che parla di democrazia economica e di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese. Noi pensiamo sia tempo, anzi forse siamo anche in ritardo, che tali modalità vengano finalmente applicate: anche questo è un elemento innovativo della Carta, che si propone appunto di conquistare delle regole di legge sulla partecipazione dei lavoratori”.

“Ci sono due parole che accompagnano il viaggio del pullman dei diritti: dignità e libertà. Esse costituiscono il cuore del nucleo fondante della nostra proposta e delle nostre ragioni. Dignità, perché la Carta parla innanzitutto dei diritti delle persone che lavorano; libertà, che nella nostra accezione è un concetto alto che parla a uomini e donne che si associano in organizzazioni di rappresentanza e devono vedere riconosciute dalla legge quelle garanzie di libertà di espressione, che sono elementi fondanti di una democrazia”, ha concluso il segretario confederale.

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