Bilateralità elemento della contrattazione ma assieme strumento di sviluppo. È questo il tema approfondito a Bari in una due giorni seminariale promossa dalla Cgil Puglia con Fondazione Di Vittorio e Fondartigianato. Un momento per fare il punto sul percorso fin qui realizzato in Puglia con istituzioni e imprese, a partire dai due accordi sottoscritti nel 2015 da partenariato socio economico pugliese.

“Abbiamo provato a riflettere di bilateralità quale strumento che attraverso la contrattazione – spiega Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia - può contribuire a creare politiche di sviluppo nel territorio. Il confronto con imprese e istituzioni c’è ma dobbiamo provare a rilanciare in un contesto dove la stragrande maggioranza del settore produttivo è fatto di piccole e medie imprese, che fatica nel contesto meridionale ad affermarsi in termini di innovazione. Il nostro interesse è lo sviluppo e la creazione di occupazione stabile e garantita. Il partenariato prova a confrontarsi su questo, la bilateralità è spesso l’unico luogo di incontro. Le istituzioni devono assumersi la responsabilità di questa triangolazione con le parti sociali, dobbiamo provare a fare massa critica di forze reciproche, delle risorse, delle idee. Bilateralità per noi non è lo strumento per rincorrere le debolezze dello Stato surrogando funzioni e servizi. Ma appunto opportunità di sviluppo, di rafforzamento del contesto, della formazione, del welfare, della capacità delle imprese di competere”.

Alla tavola rotonda organizzata nella seconda giornata del seminario ha partecipato Fulvio Fammoni, presidente Fondazione Di Vittorio, che ha ricordato come “la bilateralità in Italia nasca da un problema, dall’arretramento del pubblico rispetto a interessi generali da garantire. Così nasce in edilizia, così in agricoltura. E’ figlia legittima e diretta della contrattazione”. Il successo delle forme di intervento è legato “al ritrarsi del ruolo del pubblico, ma i fondi non possono diventare la forma per consentire ai lavoratori di accedere a prestazioni sanitarie delle quali altrimenti non potrebbero usufruire”. Forse anche questo è alla base di “una proliferazione di fondi bilaterali che cerchiamo di unificare come Cgil, Cisl e Uil. C’è una frammentazione della rappresentanza delle imprese che ha fatto nascere altri fondi che sono accompagnati spesso da sindacati di comodo. Anche su questo il tema della legge sulla rappresentanza si impone come centrale nel nostro paese”.

Frammentazione e bilateralità come unico luogo di confronto sono temi ripresi dal segretario regionale della Confartigianato, Dario Longo. “In Puglia sono registrate 75mila imprese artigiane. La nostra esperienza ci dice che la bilateralità è vero è spesso l’unico momento di incontro, vi è un evidente problema di rappresentanza che riguarda tutti i soggetti. Gli accordi sottoscritti in Puglia sono fonte di legittimazione di tutti i soggetti e rafforza il ruolo di coinvolgimento e allargamento del bacino delle aziende e dei lavoratori coinvolti nelle decisioni oggetto delle nostre intese. Ma riusciamo a coinvolgere solo il 40 per cento delle imprese. E sono risultati lusinghieri rispetto allo scenario nazionale”.

Chi ha antica tradizione di relazione e strumenti di bilateralità nell’artigianato è la Lombardia, come ricordato dalla segretaria generale della Cgil, Elena Lattuada. “Bilateralità costruita con un modello e un approccio seguendo il binomio contrattazione e rappresentanza, e orientato a creare benefici per i lavoratori ma anche per le imprese. Le prestazioni che la bilateralità produce sono strettamente commisurate a una pratica di contrattazione.

Loredana Capone, assessore allo Sviluppo Regione Puglia, ha parlato del seminario “quale stimolo che dobbiamo compiere assieme. Gli accordi sottoscritti, la loro bontà, hanno senso se ognuno di noi attribuisce legittimazione all’altro. Per noi i sindacati sono importanti, non c’è atto che non consideri i sindacati e le organizzazioni datoriali quale punto di riferimento. E lavoriamo per rafforzare prospettive di crescita per le imprese che determinano condizioni migliori per i lavoratori. Lo facciamo non a parole ma costruendo assieme strategie e politiche industriali nella regione. Penso ai fondi comunitari alle destinazioni che hanno”.

Per Pasquale Ribezzo, segretario regionale Cna, “la bilateralità che insiste su sanità, previdenza e formazione deve fare i conti con l’insuccesso di questi tre settori nel pubblico. I risultati sono inferiori alle attese per questa ragione: non si è trattato di interventi integrativi ma spesso sostitutivi. Quanto alla rappresentanza, richiamata da molti: la legge sulla rappresentanza serve anche a evitare che interi condomini da un giorno all’altro diventino associazione. Evitiamo che ognuno si faccia il suo sindacato, la sua associazione, facendosi un contratto proprio e spacciandolo per il migliore”.