“Contro le agromafie, contro il nuovo schiavismo, contro l’uso illegale dei lavoratori, siano essi residenti o migranti, non si può in alcun modo abbassare la guardia, diminuire le protezioni e le tutele, dare un benché minimo appiglio alle organizzazioni criminali di sfruttamento, riciclaggio, mala-economia”. Così scrive il segretario generale della Cgil Susanna Camusso nella prefazione del Quarto Rapporto Agromafie e Caporalato, a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil nazionale, che viene presentato venerdì 13 luglio a Roma, alle ore 10.30 presso il Centro congressi Cavour. Alla presentazione intervengono Susanna Camusso e la segretaria generale Flai Cgil Ivana Galli. Sempre Galli, nella sua introduzione, ricorda che “la pubblicazione del Quarto Rapporto Agromafie e Caporalato, la ricchezza dei suoi contenuti e la competenza e autorevolezza di quanti vi hanno collaborato, rappresentano per tutta la Flai Cgil e per l’Osservatorio Placido Rizzotto un importante traguardo e la conferma di un lavoro che negli anni si è arricchito e rinnovato, capace di portare sempre nuovi elementi di studio e riflessione”.

Il Rapporto è suddiviso in quattro parti. Nella prima parte, Economia mafiosa: agromafie e caporalato, si fa il punto sull’economia illegale nel settore alimentare e sulla applicazione e valutazioni sul campo all’indomani della approvazione della legge 199/2016. Inoltre, sempre nella prima parte, si analizzano i numeri, la composizione e la condizione dei lavoratori migranti nell’agricoltura italiana. Nella seconda parte, Le norme di contrasto allo sfruttamento, si affronta, con un approfondimento monografico, in un excursus che parte dal 1950 e arriva ai giorni nostri, il tema del collocamento, dello sfruttamento lavorativo e delle varie norme e leggi a contrasto. La parte terza, Il lavoro indecente nel settore agricolo, tratta, attraverso una serie di interviste, sette casi di studio, storie di lavoro sfruttato nei territori di sette regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia. In ogni regione sono stati studiati territori particolari, in quanto quelli in cui si registrano forme di lavoro indecenti e al limite dello sfruttamento para-schiavistico.

Nella parte quarta, Le mafie straniere e il caso della mafia bulgara, si affronta il tema delle organizzazioni criminali straniere, in particolare con un focus sul caso della mafia bulgara. Flussi migratori, strategie di insediamento, modus operandi, rapporto tra le mafie straniere e la criminalità locale, e quindi il tema della intermediazione illecita e della tratta e sfruttamento di persone. La diffusione e ramificazione propria della mafia straniera, si legge nel Rapporto, “le permette di operare simultaneamente in più parti del territorio nazionale e dunque di ingaggiare manodopera, proporla al mercato della domanda/offerta illegale, stabilire/negoziare interessi con imprenditori irresponsabili/disonesti, ricavarne ricchezza (…) Queste modalità sono di carattere antitetico a quelle che le organizzazioni sindacali mettono in essere per difendere i lavoratori, a prescindere dalla nazionalità di origine. Da questa prospettiva i sodalizi criminali che gestiscono segmenti di offerta di manodopera con regole e comportamenti impositivi e discriminanti possono configurarsi come delle micro-organizzazioni parallele a quelle sindacali, acquisendo, per questa ragione, consequenzialmente, non solo una 'funzione ombra' ma specificamente un’identità di sindacato delinquenziale”.