L'Ufficio studi di Confcommercio certifica due primati per l'Italia: il primo è quello relativo al valore dell'economia sommersa, pari al 17,5% del Pil, circa 154 miliardi di euro; il secondo è il “record mondiale” nella pressione fiscale effettiva - cioe' il peso fiscale che grava sui contribuenti in regola - che si attesta al 55% del Pil.

Le cifre sono contenute nella 'Nota sulle determinanti dell'economia sommersa' a cura dell'Ufficio Studi di Confcommercio e confermano che gli italiani sono uno dei popoli che evade più tasse, ma al tempo stesso anche uno dei popoli che paga più tasse. Nel rapporto si evidenzia infatti come “nonostante un elevato livello di economia sommersa, gli italiani siano un popolo di pagatori di tasse, tra i maggiori pagatori al mondo”.

La pressione fiscale apparente (cioé data dal rapporto tra gettito e Pil così come queste grandezze vengono osservate) nel 2012 è pari al 45,2%. L'Italia si posiziona cosi' al quinto posto sui 35 paesi considerati, dietro Danimarca (47,4%), Francia (46,3%), Svezia (45,8%) e Belgio (45,8%). Il nostro Paese, sottolinea Confcommercio, “supera anche molti paesi nordici, quelli dello Stato sociale funzionante. Si colloca sopra le medie europee e stacca di cinque punti percentuali assoluti la Germania (40,4%), di sette il Regno Unito (38,1%) di dodici la Spagna (32,9%), di quindici il Giappone (30,6%) e di quasi venti gli Stati Uniti (26,3%)”.

Confcommercio fa notare anche come l'Italia “sia tra gli unici paesi europei grandi che hanno innalzato il prelievo” con una variazione tra il 2000 e il 2012 di 3,4 punti, insieme a Portogallo (3 punti) e Francia (quattro decimi). Secondo Confcommercio, “il record mondiale dell'Italia nella pressione fiscale effettiva dipende più dall'elevato livello di sommerso economico che dall'elevato livello delle aliquote legali”.

Per uscire da questa situazione, secondo l'associazione dei commercianti, servirebbe un mix tra la qualità dei servizi pubblici del Belgio, l'efficienza e l'efficacia del sistema giudiziario degli Stati Uniti e una pressione fiscale ai livelli della Spagna. Con queste variabili il tasso del sommerso crollerebbe dall'attuale 17,5% al 12-13% e di conseguenza anche il prelievo fiscale scenderebbe.

Se l'Italia riuscisse ad arrivare alla percezione dell'output pubblico del Belgio, secondo le elaborazioni Confcommercio, “il tasso di sommerso passerebbe dal 17,5% al 13,9% con una riduzione di imposta evasa di oltre 38 miliardi di euro che andrebbero tutti a compensare i contribuenti in regola. Le aliquote legali si ridurrebbero di oltre il 5% per ogni tributo”.

Stesso discorso se ci spostassimo su valori paragonabili a quegli degli Usa per efficienza e efficacia del sistema giudiziario: “Il tasso di evasione crollerebbe al 12,2%, l'imposta recuperata e distribuita ai contribuenti in regola sarebbe pari a 56 miliardi di euro, le aliquote legali su tutti i tributi potrebbero ridursi di quasi l'8%”. Nell'ipotesi poi di una pressione fiscale "che si riducesse del 17,3%, a livello spagnolo, il tasso di sommerso si ridurrebbe di 1,5 punti percentuali assoluti implicando un'emersione di imposta evasa pari a 16 miliardi di euro”.