Alla fine un accordo si è trovato, ma solo a metà. Nella tarda serata di mercoledì 22 azienda e sindacati hanno approvato la proposta avanzata dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e dalla sua vice Teresa Bellanova. Centrata sulla prosecuzione del confronto con il supporto e la vigilanza del governo, sul ricorso agli ammortizzatori sociali e sulle uscite a carattere esclusivamente volontario fino al 31 marzo 2017. In questi tre mesi di tempo Almaviva e sindacati dovranno individuare interventi temporanei sul costo del lavoro e soluzioni in grado di far recuperare efficienza e produttività alle sedi di Roma e Napoli (che l’azienda intendeva chiudere), così da allinearle agli altri siti aziendali. 

Ma in piena notte è arrivato il colpo di scena. "E' stata raggiunta un'intesa transitoria per evitare i licenziamenti. Rsu Napoli firmano e lavoriamo per intesa duratura. Rsu Roma scelgono di no", scrive in un tweet il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova. Una decisione per molti versi inaspettata, che potrebbe comportare la chiusura della sede romana e il licenziamento di 1.666 dipendenti.

Ministro Calenda: a Roma nessuna alternativa a licenziamenti
Schiavella (Cgil Napoli): ricostruire unità dei lavoratori
Cestaro (Slc): servono aziende solide e sane
Tag: Almaviva

"È una cosa molto brutta e grave, il governo è venuto meno al suo ruolo di arbitro". A dirlo è Riccardo Saccone, segretario generale Slc Cgil di Roma e del Lazio, in una dichiarazione rilasciata all'agenzia Ansa: "Le Rsu si sono rifiutate di firmare perché il testo proposto parla di impegno a fare qualcosa, ma anche di cominciare a licenziare. Bisognava dare a quelle persone almeno il tempo di parlare con i lavoratori". 

Tornando all'accordo che riguarda Napoli, i sindacati hanno chiesto al ministero dello Sviluppo economico una "costante e fattiva presenza" a garanzia dell'efficacia e della credibilità della proposta di mediazione. Ma soprattutto, hanno aggiunto, affinché “non prosegua il trasferimento di attività di Almaviva dai siti italiani a quelli esteri, anche se comunitari, in quanto un simile comportamento falserebbe e minerebbe la credibilità stessa del negoziato". 

Da parte aziendale, si condividono "le finalità e le linee guida", della proposta del governo, in quanto "impegna le parti ad affrontare in termini strutturali le misure per il recupero di efficienza e produttività aziendale e per la conseguente messa in sicurezza della società". Tutte misure che “dovranno essere correttamente definite in un accordo da concludere entro il 31 marzo 2017".