Oggi, lunedì 9 ottobre, è il giorno del primo incontro su Ilva, dopo l'annuncio del piano lacrime e sangue che prevede 4 mila esuberi in tutta Italia. Al tavolo del Mise siederanno Am Investco Italy (la nuova società di Arcelor Mittal e Marcegaglia) e i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb, mentre tutti gli stabilimenti del gruppo (Taranto, Genova e Nove Ligure) sono in sciopero per 24 ore.

Margini per una trattativa al momento non sembrano esserci: "Licenziamenti, diritti e salario tagliati, estensione della precarietà, lavoratori degli appalti cancellati. Su queste basi non c'è trattativa possibile", ha scritto ieri su Facebook Francesca Re David, segretaria generale Fiom. "Non si può pensare che un progetto industriale regga se si riducono i diritti delle persone che vi lavorano e non si garantisce l'occupazione per tutti", dice il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini, "bisogna ripristinare le condizioni per poter avviare una trattativa vera". "Noi sosteniamo la decisione e il giudizio che le Rsu unitariamente hanno assunto. Quella lettera - aggiunge Landini - non è la base per poter avviare la trattativa. Va rivisto il tutto nel modo più assoluto".

Oltre a respingere con fermezza l'enorme numero di esuberi dichiarati tra i dipendenti (4.000, 3.000 dei quali a Taranto, su un totale di 14.000 addetti del gruppo), i sindacati hanno posto il grande problema dell'indotto: il futuro dei lavoratori delle imprese collegate al siderurgico: si tratta, a Taranto, di 7603 lavoratori e lavoratrici dell'indotto, dipendenti di circa 346 aziende, autorizzati tutte le mattine, pomeriggi e notti a presentarsi presso la portineria Imprese (sulla strada provinciale per Statte) per iniziare la loro avventura nello stabilimento.

Si tratta di addetti alle pulizie civili, pulizie industriali, manutentori, edili, carpentieri, autisti, addetti mensa, cuochi, elettricisti - spiegano Filcams, Fisascat, Uiltucs, Fillea, Filca, Feneal, Filt, Fit e Uiltrasporti di Taranto - con contratti part-time, interinali, a tempo determinato o indeterminato. Con la propria tuta già addosso perché senza spogliatoi, o col panino nella tasca della giacca perche' senza diritto al pasto. Perché considerati di serie B".

A Genova dalle 5.00 del mattino gli operai si sono riuniti davanti ai cancelli della fabbrica a Cornigliano. Da lì è partito un corteo verso la prefettura al quale si sono uniti anche lavoratori di altre fabbriche e portuali. Picchetti ai cancelli dalle prime ore del giorno anche a Novi Ligure, nello stabilimento di Strada Boscomarengo. A Taranto lo sciopero è accompagnato da presidi permanenti ai cancelli, mentre per domani, martedì 10 ottobre, è previsto un nuovo consiglio di fabbrica per decidere come proseguire la mobilitazione, anche alla luce degli esiti dell'incontro di Roma.