"Semplificando e schematizzando la questione, va detto che non è compito del tribunale stabilire se e come occorre intervenire nel ciclo produttivo (con i conseguenziali costi di investimento). O, semplicemente, se occorra fermare gli impianti, trattandosi di decisione che necessariamente essere assunta sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi-amministratori vagliate dall'autorità giudiziaria: per questo lo spegnimento degli impianti rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili". È quanto scrivono i giudici del Tribunale del Riesame in merito al sequestro di alcuni impianti all'Ilva di Taranto. Ne dà notizia l'agenzia di stampa Agi.

Scrivono nelle motivazioni depositate oggi i giudici del Riesame, a quanto si apprende dal dispaccio d'agenzia: "In nessuna parte della perizia, in nessuna parte del provvedimento del gip, si legge che l'unica strada perseguibile al fine di raggiungere la cessazione delle emissioni inquinanti, unico obiettivo che il sequestro preventivo si prefigge, sia quella della chiusura dello stabilimento e della cessazione dell'attività produttiva".

"Si desume, in definitiva - aggiungono i magistrati - come sia stata individuata in concreto dai periti nominati dall'autorità giudiziaria la possibilità che l'impianto siderurgico possa funzionare ove siano attuate determinate misure tecnciche che abbiano lo scopo di eliminare ogni situazione di pericolo per i lavoratori e la cittadinanza. Né va taciuto - si legge ancora nelle motivazioni - che la futura possibilità di una ripresa a fini produttivi nella funzionalità degli impianti, per quanto emerso, potrebbe essere irrimediabilmente compromessa, ove l'unica scelta operativa lasciata ai custodi fosse individuata nel loro spegnimento".

Le motivazioni confermerebbero che gli impianti vanno chiusi non definitivamente, ma solo in funzione degli specifici interventi di bonifica. È questa l'interpretazione del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, dopo una prima lettura della sentenza. "Da quello che ho visto, il riesame conferma l'approccio che anche noi abbiamo sempre suggerito: la fermata degli impianti è in funzione degli interventi di risanamento".

Parlando all'uscita del ministero dell'Ambiente, dove questa mattina si è tenuta una riunione tecnica sulle procedure per l'Aia (Autorizzazione integrale ambientale) relativa allo stabilimento siderurgico, Clini ha sostenuto che "se ci sono degli interventi tecnologici che richiedono la fermata degli impianti, questi si devono fermare. Se invece ci sono interventi che non la richiedono non è necessario fermarli". Questo approccio "molto concreto", ha sottolineato, supera dunque "la discussione filosofica rispetto al fatto se per risanare bisogna fermare gli impianti: l'obiettivo è il risanamento e per farlo bisogna scegliere le soluzioni piu' idonee".

Clini ha ribadito che si tratta di "un modo di affrontare la questione molto concreto, molto pratico" e ha aggiunto: "Mi auguro che non si riaprano interpretazioni che forzino questa situazione, le stesse delle settimane scorse che sono interpretazioni che non hanno niente a che vedere con il risanamento degli impianti dell'Ilva ma hanno altri obiettivi di carattere politico che non mi riguardano".