Due siti chiusi, a Pozzuoli (Napoli) e Padova, più di 260 lavoratori licenziati. E grande incertezza per tutti gli altri: a Ivrea (Torino) si è iniziato con la cessazione di tutti i contratti in somministrazione, per continuare con la cassa integrazione a zero ore in aprile (per 363 dipendenti) e in maggio (per 280 addetti). Accade alla Comdata, multinazionale attiva nel settore dei servizi alle imprese (assistenza clienti, processi di back office, gestione del credito), che il 4 maggio scorso ha annunciato un piano di riorganizzazione con esuberi e dismissioni. Immediata la replica dei sindacati: un primo sciopero si è tenuto lunedì 7 maggio, un secondo stop nazionale è in programma per oggi (venerdì 18 maggio), con presìdi in tutta Italia. A fine giornata, arriva l'adesione allo sciopero, con punte di partecipazione media fino al 90%.

“Non è possibile che una multinazionale come Comdata, con circa 9 mila lavoratori soltanto in Italia, non sia in grado di trovare soluzioni alternative alla chiusura di due sedi, creando un pericoloso precedente per le altre sedi e gli altri lavoratori”, spiega una nota delle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil. Il gruppo, infatti, è leader internazionale in questo settore: negli ultimi anni ha registrato uno sviluppo esponenziale (grazie soprattutto a numerose acquisizioni) e una forte espansione verso nuovi mercati, risultati che hanno portato Comdata ad avere attualmente 49 mila dipendenti nel mondo e un fatturato complessivo vicino a un miliardo di euro.

La situazione più drammatica è quella del call center di Padova, dove operano 204 persone (tra cui 120 ex dipendenti Vodafone), in larghissima parte donne. “Diciamo no all'ennesimo scempio compiuto ai danni di lavoratrici e lavoratori di questo settore, metteremo in campo tutte le azioni necessarie per fermarlo”, scrive la Slc Cgil provinciale. I sindacati hanno organizzato per oggi un corteo: l’appuntamento è alle ore 9.30 presso la sede aziendale (in via Dalla Costa 2), la conclusione della manifestazione è davanti alla Provincia e alla base Vodafone (in piazza Bardella), dove si tiene infine un presidio.

“Lo sciopero è solo la nostra prima risposta sindacale”, aggiunge Alessandra Milani (segreteria Slc): “Terremo anche una manifestazione per far conoscere all'opinione pubblica il rischio dei 204 licenziamenti, che metteranno in crisi altrettante famiglie”. Alessandra Milani, in conclusione, sottolinea che “siamo davanti al solito ‘gioco’ già messo in atto in passato da tante multinazionali, che fanno di tutto per abbattere i costi sulla pelle dei lavoratori, in particolare su quella delle donne”.

Sessanta sono i posti di lavoro che verranno persi nel sito di Pozzuoli. “La motivazione è una riorganizzazione delle commesse e non la perdita delle stesse sul nostro territorio. Alla luce di questo, i licenziamenti sono inspiegabili e inaccettabili” commenta Alessandra Tommasini, segretaria della Slc Cgil Campania, rimarcando che “negli ultimi mesi Comdata ha dichiarato uno stato di salute buono, bilanci positivi e inoltre ha assunto diversi lavoratori in altre regioni”. Per Tommasini “è assurdo che Comdata assuma da una parte e licenzi altrove dopo pochi mesi. Questa vertenza è l'ennesimo schiaffo all'occupazione del nostro territorio, non consentiremo che altri lavoratori vadano per strada. Continueremo con le azioni di mobilitazione e non ci fermeremo fino a quando Comdata non ritirerà tutti i licenziamenti”.

Per oggi a Pozzuoli i sindacati hanno indetto una manifestazione di protesta, con concentramento (alle ore 11) fuori dai cancelli della palazzina aziendale, che si trova all'interno del Comprensorio Olivetti. La dimostrazione si divide in due momenti: prima un flash mob (consistente in un “girotondo”), poi un più classico presidio all'esterno del Comprensorio. “L’azienda non può trattare i lavoratori come rami secchi”, conclude Elena Tramontano, Rsu aziendale Cgil: “Non si possono licenziare lavoratori over 40 e 50, che sono fuori dal mercato, e lasciarli senza reddito in una terra come la nostra dove avere un lavoro è come ricevere il miracolo di San Gennaro”.