“Abbiamo scelto un titolo: Il lavoro è… progresso, civiltà, giustizia, prendendo tre sostantivi cari al nostro Giuseppe di Vittorio, tre parole semplici legate indissolubilmente al lavoro e alla nostra Italia, democratica, antifascista, fondata sul lavoro”. Con queste parole Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil, ha aperto a Roma il settimo Congresso della Flai Cgil, il sindacato di categoria che organizza le lavoratrici e i lavoratori agricoli, forestali, dell’industria di trasformazione alimentare e della pesca.

“Il lavoro è progresso – ha scandito Galli – perché vuol dire da sempre sviluppo e modernità, progresso delle condizioni di vita di lavoratrici e lavoratori. Il lavoro è civiltà perché dalle lotte dei lavoratori sono state ottenute conquiste e leggi di civiltà che hanno portato a una società migliore per tutti. Il lavoro è giustizia perché senza lavoro non c’è eguaglianza tra le persone. E’ giustizia se siamo in grado di non renderlo sola merce”.

Il congresso della Flai proseguirà fino al 12 dicembre. La relazione della segretaria generale ha affrontato i temi e le priorità di un sindacato impegnato in settori che occupano in totale circa 2 milioni di persone: 400 mila circa nell’industria alimentare e 1 milione in agricoltura, cui si aggiungono almeno 400 mila lavoratori in nero, sottopagati, sfruttati. Sono 60 mila, invece, i forestali; 8 mila gli addetti ai Consorzi di bonifica; 25 mila le persone occupate nella pesca; 2 mila nell’allevamento; 80 mila nella panificazione. Gli iscritti alla Flai Cgil, al 2017, sono 272 mila; la platea dei delegati al Congresso nazionale è di 420 delegati, di cui 229 uomini e 191 donne.

Intensa e applaudita dalla platea dei delegati in molti punti - come ad esempio i passaggi sull’impegno nella lotta alla mafia e contro il caporalato della federazione, la denuncia degli infortuni mortali, la condanna dell’intolleranza e della xenofobia, e il ricordo di Alessandro Leogrande, lo scrittore e giornalista scomparso un anno fa e a lungo “compagno di strada” del sindacato dalla parte degli ultimi – la relazione di Ivana Galli è stata attraversata da un tono continuo e da un’insistenza appassionata sui valori della solidarietà nel mondo del lavoro e internazionale, sul rifiuto degli atteggiamenti razzisti, e per un’idea dell’Europa né sotto il segno dell’austerity né sotto il dominio del sovranismo, ma ispirata a quel Manifesto di Ventotene (1941) esplicitamente citato dalla segretaria in un suo passaggio.

Nel nostro Paese – ha ricordato Galli soffermandosi sui temi della diseguaglianza, parità di genere e migrantile persone in povertà assoluta nel 2017 sono cinque milioni. L'Italia è uno dei Paesi dove, con la crisi economica dell'ultimo decennio, la disuguaglianza sociale è aumentata di più e dove la concentrazione di ricchezza verso l'alto è diventata più evidente. La ricchezza privata è andata ad accumularsi su chi già l’aveva, e non si è ridistribuita”.

Sulle donne, non è mancato un affondo contro il governo e un riferimento alla violenza e ai femminicidi: “Nonostante tanta strada sia stata percorsa per ottenere diritti, a partire dalle lotte di Argentina Altobelli per arrivare alle battaglie civili degli anni settanta, tanta è la strada che dobbiamo ancora compiere. Stiamo tornando pericolosamente indietro verso un nuovo e ancor più violento medioevo, dal decreto Pillon agli attacchi ripetuti alla legge 194 e a una nuova idea di donna in famiglia, nella società e nel lavoro che non insidi le regole del modello maschile”.

Altro tema forte, come si diceva, quello dei migranti e del razzismo. “Sono intollerabili - dice Ivana Galli - atteggiamenti razzisti da parte di troppi e scelte politiche che si trasformano in norme di legge, come il decreto sicurezza, discriminatorie, intolleranti, che creano concretamente problemi alla vita di persone la cui unica colpa è quella di essere stranieri. Leggi che non danno risposte e creano anzi maggiore insicurezza. Ed è inaccettabile quanto accaduto a Riace, un modello in cui la civiltà significava accoglienza, solidarietà ma anche ricchezza e recupero di una terra abbandonata; questo modello ha fatto paura ed era da cancellare, vanno bene invece le tendopoli e i ghetti, come a San Ferdinando dove pochi giorni fa è morto il giovanissimo Suruwa”.

Per Galli “il ministro dell’Interno e il governo di cui fa parte hanno fatto finta di mostrare i muscoli, fedeli al motto: forti con i deboli e deboli con i forti”. Ma è stata persa l’umanità - non c’entra il buonismo - abbiamo perso il valore della solidarietà e dell’accoglienza, valori che nelle tante crisi hanno fatto grande l’Italia”.

Vogliono far ripartire il Paese manomettendo il mercato del lavoro
“Da Berlusconi a Di Maio/Salvini – ha proseguito la segretaria generale -, passando per Monti, Renzi, Gentiloni, la ricetta con cui volevano e vogliono far ripartire il Paese è stata ed è sempre la stessa: manomettere il mercato del lavoro, aggredire i diritti dei lavoratori, incentivi alle imprese senza verificarne le ricadute sul lavoro, condono e qualche bonus (dal Jobs Act al decreto dignità, al Def). Le risposte che si stanno dando per far uscire il Paese dalla crisi con ripercussioni pesanti su crescita e occupazione, sono risposte di natura assistenzialistica; non si fanno interventi strutturali attraverso investimenti su infrastrutture, investimenti pubblici”. Mentre per Galli sarebbe indispensabile “mettere il Mezzogiorno al centro di interventi di crescita e sviluppo”, come proposto “nel Piano del lavoro della Cgil”. “Così come nella Carta dei diritti universali del lavoro vogliamo ricomporre diritti inderogabili e universali che devono essere riconosciuti a tutti i lavoratori, indipendentemente dal contratto e dal numero dei dipendenti”.

Parole nette, poi, sul reddito di cittadinanza: “Non ci interessa, vorremmo il lavoro di cittadinanza. Anche il tema delle pensioni, sul quale come Flai abbiamo anche fatto una raccolta firme, dovrebbe avere criteri unificanti tra nord e sud, donne e uomini e così non è”.

Agroalimentare, due sfide: sostenibilità e lotta alla fame
Ivana Galli ha ricordato che “il sistema agroalimentare globale si trova di fronte a una grande sfida da affrontare: quella di garantire una adeguata produzione di cibo per sfamare gli oltre sette miliardi di persone che costituiscono la popolazione mondiale e che arriveranno a dieci miliardi entro il 2050. Nonostante circa il 40 per cento della superficie del pianeta sia dedicato alla produzione di cibo, sono ben 815 milioni le persone che soffrono la fame. Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia: il 13 per cento della popolazione adulta del pianeta ha problemi di obesità. Questi dati – ha rimarcato la segretaria – ci portano a riflettere su quella che deve essere la seconda grande sfida da affrontare: non solo produrre alimenti di qualità a sufficienza per la popolazione mondiale, ma farlo garantendo un equo accesso al cibo per tutti”.

Per Galli “la sostenibilità può essere un doppio binario di sviluppo per l’agroalimentare. Da una parte significa cercare di produrre cibo di qualità diminuendo il consumo di risorse e l’impatto sull’ambiente; dall’altra, l’industria dell’agroalimentare, a partire dall’agricoltura, può essere la risposta all’emergenza della malnutrizione ed essere volano per la crescita delle economie deboli. Quindi serve rispetto e tutela dell’ambiente insieme a una ripresa della crescita attraverso una maggiore giustizia sociale e un lavoro etico”.

Punti di forza: export e un’ottica di filiera
“L’export agroalimentare – prosegue la relazione della segretaria della Flai – si presenta come il punto di forza della nostra economia. L’Italia nel 2017 ha fatto registrare un export nell’agroalimentare pari a oltre 41 miliardi di euro con un incremento del 6,8 per cento rispetto al 2016; nei primi otto mesi del 2018 si registra un incremento nelle esportazioni del 3,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Il fatturato dell’intero comparto agroalimentare nel 2017 è stato di 137 miliardi di euro”.

“Guardare all’agroalimentare in termini di lavoro, occupazione, qualità, significa sempre più analizzare tutto il comparto in un’ottica di filiera e noi come Flai siamo in questo sicuramente avvantaggiati, seguendo da 20 anni i lavoratori dell’intera filiera dal campo alla trasformazione. Si tratta di una filiera lunga che vogliamo sia accomunata da almeno due elementi: la qualità del lavoro e la qualità dei prodotti”.

Criminalità, agromafie e sfruttamento piaghe da combattere
“Per analizzare cosa avviene nella filiera – ha ricordato Galli – non si può evitare di affrontare il tema della contraffazione alimentare e di tutto un sistema che abbiamo definito e analizzato da anni anche nei nostri Rapporti, e cioè le agromafie e il caporalato. La criminalità organizzata ha trovato nel settore un nuovo campo in cui investire denaro liquido e aggredire i mercati. Tra il 2012 e il 2016 sono stati sequestrati prodotti alimentari contraffatti per 1 miliardo di euro. 60 miliardi di euro è il valore dei prodotti alimentari contraffatti commercializzati all’estero; e ancora, tale sistema criminale genera 1,8 miliardi di evasione contributiva. Tutto ciò – ha proseguito Galli - fa male alla qualità dei prodotti, ai consumatori, ma in primis fa male ai lavoratori vittime di sfruttamento, di lavoro sottopagato, in nero, privo di norme sulla sicurezza, povero di diritti”.

La segretaria della Flai ha ricordato infatti che “se in agricoltura contiamo 400 mila lavoratori in condizioni di sfruttamento e irregolarità, con il business del caporalato che è pari a 4,8 miliardi di euro, il peso dell’economia e dell’infiltrazione illegale attraversa l’intera filiera. Si va dall’intermediazione illecita e tratta di esseri umani, alle infiltrazioni nei più importanti mercati ortofrutticoli, fino ad inserirsi nell’export con l’Italian sounding".

“Il nostro obiettivo deve essere di ricostruire il percorso dei prodotti agroalimentari dal campo allo scaffale del supermercato per restituire valore a tutta la filiera e all’economia agricola e di trasformazione, mantenendo saldo quel binomio lavoro di qualità – prodotto di qualità, perché senza l’uno non può esistere l’altro”, ha aggiunto Galli.

I nostri lavoratori fondamentali per tutelare ambiente e territorio  
“Anche l’Italia è vittima del cambiamento climatico, o meglio vittima delle stesse scelte dell’uomo. Così fenomeni atmosferici fino a qualche tempo fa da noi sconosciuti hanno messo in ginocchio il Paese, con alluvioni, frane, piogge improvvise o periodi di siccità, causando un numero altissimo di vittime e gravissimi danni all’agricoltura ma anche all’industria”. Fenomeni che, ricorda Galli, “si abbattono su un territorio già molto trascurato e senza controlli e manutenzione; un territorio privo di un Piano nazionale per il clima e una normativa che fermi il consumo del suolo, come richiede da tempo Legambiente. Secondo il Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia del 2018 dell’Ispra, nel 2017 il 91 per cento dei Comuni italiani sono a rischio di dissesto idrogeologico; oltre sette milioni di persone risiedono in ‘territori vulnerabili’”.

“In tale contesto – ha detto Galli –, si inseriscono i nostri lavoratori forestali e dei Consorzi di bonifica, per un totale di quasi 70 mila addetti, che con le loro professionalità possono, o in alcuni casi potrebbero, contribuire a una gestione più razionale del territorio con azioni di prevenzione, controllo, messa in sicurezza. Purtroppo si tratta di lavoratori che non sempre sono messi nelle condizioni di poter svolgere al meglio il proprio lavoro a causa di numerose disfunzioni degli enti cui sono sottoposti e di una direzione non adeguata”.

“Se i lavoratori forestali fossero impiegati nella maniera giusta e adeguata – ha proseguito -, forse potrebbero capovolgere la sorte di quel 91 per cento di Comuni a rischio di dissesto idrogeologico, potrebbero prevenire gli incendi e contenere i danni delle alluvioni. Forte è la responsabilità di chi si prende il lusso di non utilizzare al meglio questi lavoratori, che aspettano dal 2012 il rinnovo del contratto”.

Legge 199 contro sfruttamento e caporalato: renderla operativa in tutte le sue parti
“Il 16 ottobre 2016, con 346 voti favorevoli e zero contrari, il Parlamento italiano si è espresso per approvare una legge, la legge 199 del 2016, Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura. Una data per noi dirimente perché segna un compimento delle tante battaglie, campagne e mobilitazioni degli ultimi dieci anni”, ha detto Galli in uno dei passaggi più applauditi della relazione. “Finalmente – ha aggiunto - in modo deciso e senza alibi, si è andati a colpire il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento. Lo si va a colpire senza fermarsi all’intermediario (il caporale), ma, con una rivisitazione dell’articolo 603 bis del codice penale, risalendo a colui (l’imprenditore) che se ne è servito per avere braccia da usare nei campi al minor prezzo possibile, aumentando così, oltre ogni limite, il suo guadagno o profitto, che diventa lucro”.

“Nelle campagne, da anni, la Flai Cgil ha svolto e svolge un lavoro straordinario al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici agricoli in termini di vertenzialità, di richiesta di diritti, di denuncia. In maniera costante e continuativa la Flai ha costruito iniziative che alla denuncia affiancassero la proposta, ma soprattutto che aiutassero i lavoratori più vulnerabili a venire allo scoperto, a non sentirsi soli e quindi finalmente in grado anche loro di denunciare”.

La segretaria ha ricordato che “questa mobilitazione continua, questa attività capillare, svolta spesso in solitudine, ha dato risultati anche se abbiamo attraversato momenti drammatici. Ora la legge 199 va resa renderla operativa in tutte le sue parti. È strategico che la cabina di regia e la Rete del lavoro agricolo di qualità siano determinanti e realizzino la loro efficacia su collocamento, trasporti e alloggi”.

I rinnovi contrattuali
“Nel 2019 si avvia il rinnovo per il ccnl dell’Industria alimentare e Cooperazione alimentare: 400 mila lavoratori interessati – ha ricordato Galli nella parte della sua relazione incentrata sulla contrattazione -. Nel corso del 2018 siamo stati impegnati nel rinnovo della contrattazione di secondo livello, una contrattazione importante in cui abbiamo rafforzato il sistema delle relazioni industriali, ampliando i compiti delle commissioni paritetiche bilaterali sui temi di salute e sicurezza, formazione e professionalità, welfare, responsabilità sociale, appalti, organizzazione del lavoro, turn over generazionale, conciliazione tempi vita lavoro e dove abbiamo dato una risposta importante in termini di salario”.

“Alcuni di questi temi – ha detto - andranno considerati nella costruzione della piattaforma nazionale. Il tema dell’orario di lavoro e la sua riduzione già presenti in modo avanzato nel nostro contratto ci dovrà portare a ragionare di ulteriori riduzioni legate a particolari turnistiche per creare più occupazione, in risposta anche agli importanti investimenti tecnologici del nostro settore. I temi di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro saranno importanti e da sviluppare ulteriormente per donne e uomini con figli o genitori anziani. È necessario consolidare il sistema delle tutele integrative bilaterali e declinare i temi della comunità di sito”.

“La qualità della nostra contrattazione – ha scandito Galli - è anche il risultato di percorsi unitari solidi che vanno salvaguardati, anche e soprattutto in un momento di disgregazione e frammentazione del mondo del lavoro, la cui ricomposizione passa anche attraverso un lavoro unitario sulla contrattazione inclusiva e sulla rappresentanza, nonché sul diritto alla formazione e rafforzando il ruolo e la funzione delle Rsu e degli Rls”. 

Il futuro della Cgil riguarda tutto il Paese e la qualità della democrazia
In conclusione, soffermandosi sul congresso del sindacato, Galli ha sottolineato che “il futuro della Cgil riguarda non soltanto la nostra organizzazione ma la tenuta e la qualità della democrazia nel nostro Paese. Abbiamo una grande responsabilità – ha detto - nei confronti di chi rappresentiamo, del Paese, della nostra storia. La nostra organizzazione ha avuto sempre la capacità, l’intelligenza di superare momenti di transizione e di criticità, lo dobbiamo fare anche adesso”. Quanto ai futuri gruppi dirigenti della confederazione, “il nostro segretario generale ha legittimamente e secondo le nostre regole avanzato una proposta, quella di Maurizio Landini. Noi siamo sempre stati e siamo con le scelte della confederazione e del suo segretario generale”, ha scandito Galli, proseguendo con un saluto a Susanna Camusso, presente in sala, “che ci ha guidato in otto anni sicuramente non facili per il mondo del lavoro e che ha avuto la capacità di mantenere protagonista la Cgil. Con affetto ti diciamo grazie”.

Nelle sue conclusioni Ivana Galli è tornata sul tema della confederalità: “Confederalità è anche mettere insieme il lavoro con i diritti civili, la partecipazione alla vita democratica; confederalità è contrattazione inclusiva; confederalità è restituire piena dignità e cittadinanza a chi oggi ancora vive nei ghetti di Foggia o San Ferdinando; confederalità è il valore delle donne non come mera questione di genere ma come indicatore della maturità della nostra organizzazione e come qualità dei diritti che rivendichiamo. Confederalità è cimentarci a fare le cose difficili senza paura”.

Infine la chiusura, tra gli applausi dei delegati, con un auspicio affidato alle parole di Gianni Rodari (ultima citazione dopo quelle di Italo Calvino, Eric Hobsbawm e Carlo Galli): “È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi”.