Laura, Marta, Emanuela e Giulia: quattro giovani donne che si relazionano in modo diverso con il mondo del lavoro. Una è lavoratrice bancaria, a 30 anni già 9 di contratto a tempo indeterminato. Fortunata, dunque, ma al tempo stesso testimone di un profondo cambiamento nel lavoro in questi anni di crisi. La seconda è dipendente pubblica, si occupa di servizi per l’impiego, ma il suo stesso lavoro è messo in discussione dal caos Province e dalla totale incertezza sul futuro. La terza è una lavoratrice Coop, che negli ultimi anni ha dovuto accettare condizioni di lavoro sempre peggiori, rinunciando troppo spesso al riposo e alla famiglia. L’ultima è una studentessa di 19 anni, testimone di una generazione che considera ormai il lavoro come un privilegio e per questo rischia di assuefarsi all’idea dell'impiego purché sia.

La Carta dei diritti universali del lavoro prova a parlare a persone come Laura, Marta, Emanuela e Giulia, le cui storie sono state al centro della presentazione del nuovo Statuto dei lavoratori che la Cgil dell’Umbria ha organizzato a Terni venerdì 22 gennaio, con la partecipazione, tra gli altri, della segretaria della Cgil nazionale Serena Sorrentino.

 

Laura

Articolo 6 “Libertà di espressione”

La libertà di manifestare il proprio pensiero comprende quella di contribuire alla cronaca, nel rispetto del segreto aziendale, e alla critica relativa al contesto lavorativo e all’attività in esso svolta. L’esercizio non può essere limitato attraverso l’esercizio di poteri direttivi, disciplinari, di coordinamento, di controllo o di verifica del datore di lavoro o del committente.

“Sono stata assunta nel 2007, prima che scoppiasse la crisi. So di essere fortunata, oggi trovare a 21 anni un lavoro stabile come il mio è molto difficile. I nuovi assunti con il jobs act, per esempio, fanno il mio stesso lavoro, ma non godono dei miei stessi diritti. Sono licenziabili in qualsiasi momento e quindi ricattabili. La nostra professione è cambiata molto in questi anni. Sempre meno sportello, sempre più commerciale. Con la diffusione dell’home banking sono nati call center in cui i colleghi hanno contratti precari non paragonabili ai nostri. E poi ci chiedono di vendere dei prodotti e se non vendi e non sei tutelato, puoi rischiare il posto. E magari, come è successo in molti casi recenti, anche drammatici, c’è qualche prodotto che ti viene chiesto di vendere, ma che tu sai che può essere rischioso. E allora, se sei tutelato, magari anche iscritto al sindacato, puoi dire di no, che tu eticamente non accetti di mettere a rischio le persone. Ma se quel rifiuto può costare il tuo di futuro, allora diventa molto più difficile dire di no”.

 

Marta

Articolo 2 “Diritto al lavoro”

Ogni persona ha il diritto di godere di servizi gratuiti di collocamento e di beneficiare dei livelli essenziali, stabiliti dallo Stato, delle prestazioni in materia di orientamento e di aiuto nella ricerca di un lavoro adeguato alla sua condizione soggettiva, conforme con le sue attitudini personali e i suoi interessi, in considerazione delle possibilità offerte dal mercato del lavoro, delle quali deve essere costantemente e correttamente informato.

“Io sono una lavoratrice pubblica, dipendente della Provincia di Perugia, ente in via di smantellamento, e mi occupo di servizi per il lavoro. Devo quindi dare risposte e aiuto a chi non ha un’occupazione, quando io stessa non so che fine farò nel caos totale della riorganizzazione istituzionale. La Regione ha assorbito i servizi per l’impiego, ma non il personale, che è rimasto in carico alle Province, ma è pagato da ministero e Regione e lo sarà fino a dicembre 2016. Dopodiché? Buio totale. Questo significa che chi dovrebbe farsi carico dei disoccupati e dei precari – perché a noi si rivolgono per lo più persone malamente occupate – è a sua volta in una condizione di assoluta precarietà. Eppure dovrebbe essere chiara l’importanza del compito che noi svolgiamo. Perché investire nelle politiche attive del lavoro significa non solo dare un contributo alle persone colpite dalla crisi, ma significa risparmiare sulle politiche passive. Per questo ritengo molto importante che nei primissimi articoli della Carta dei diritti della Cgil si faccia riferimento anche al mio lavoro”.

 

Emanuela

Articolo 8 “Diritto al riposo”

Salva ogni diversa previsione di maggior favore, tutti i lavoratori hanno diritto a un riposo minimo giornaliero di 11 ore, oltre che a un riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, e a un riposo annuale di almeno 4 settimane. L’esercizio del diritto al riposo rende inesigibile la prestazione lavorativa.

“Sono una lavoratrice Coop, ho quaranta anni e sono una mamma. Nelle ultime due settimane ho lavorato 12 giorni di fila. In questi 12 giorni ho potuto vedere i miei figli solo 3 o 4 giorni. I miei figli crescono e io non sono presente, non sono con loro. Fortunatamente, anzi, sfortunatamente, mio marito è a casa. Così può gestire la famiglia. Ma proprio perché lui è a casa io sono costretta a lavorare la domenica per poter prendere qualcosa in più, che poi queste maggiorazioni vogliono anche ridurle, perché il mio lavoro “costa troppo”, dicono. È una questione di dignità. Noi dobbiamo tornare a stabilire che ci sono dei limiti. Siamo persone, non macchine che possono lavorare a piacimento. Siamo madri e padri che hanno doveri nei confronti della famiglia, dei propri figli. Il mio, ad esempio, la domenica gioca a pallone e io voglio avere la possibilità di fare il tifo per lui”.

 

Giulia

Articolo 3 “Diritto ad un lavoro decente e dignitoso”

Ogni persona ha diritto ad un lavoro decente e dignitoso che si svolga nel rispetto della professionalità e con condizioni di lavoro eque.

“La mia generazione, quella di chi è nato a cavallo tra gli anni ‘90 e il 2000, che adesso frequenta scuole e università, è carica di disillusione, non crede nella politica e, spesso, neanche nella partecipazione. La crisi pesa, non solo sui lavoratori. La mancanza di fiducia nel futuro produce individualismo e solitudine. E spinge all’accettazione dello stato di cose attuali, come se fosse inevitabile e immodificabile. Spinge a considerare normale che sia pressoché impossibile trovare un lavoro stabile. Per noi, per la mia generazione, c’è il lavoro purché sia. Le aspirazioni, le inclinazioni, quello che ci piace, non conta. Perché se la disoccupazione è la regola, allora qualsiasi eccezione va bene. C’è rassegnazione, abbiamo bisogno di ritrovare fiducia. E la fiducia si restituisce attraverso i diritti. Per questo è rassicurante sapere che c’è ancora chi li mette al centro di un progetto di cambiamento per questo paese.

 

La Carta dei diritti sbarca in Umbria

“Da oggi la nostra proposta di nuovo statuto inizia il suo percorso anche in Umbria e lo fa con l’obiettivo ambizioso: sconfiggere l’idea che la condizione attuale sia immutabile”. Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria ha annunciato così l’avvio del percorso di consultazione dei lavoratori che parte anche nel Cuore Verde e impegnerà la Cgil nei prossimi due mesi. “La Carta dei diritti universali non è un libro dei sogni – ha aggiunto Sgalla – ma un’idea di cambiamento possibile che la Cgil vuole proporre al paese. Per questo, oltre alle assemblee che abbiamo già calendarizzato in tutti i luoghi di lavoro tradizionali, con le due Camere del Lavoro di Perugia e Terni, costruiremo iniziative sul territorio, davanti ai centri commerciali, nei mercati, nelle piazze. Abbiamo uno straordinario lavoro da fare nei prossimi mesi, per ricostruire l’idea che c’è un’organizzazione che è in grado sconfiggere la rassegnazione e produrre un vero cambiamento”.

 

Sorrentino: torniamo a parlare di lavoro, in modo diverso

“La nostra non è una proposta contro, ma un’idea diversa di modello di sviluppo”. Parlando ai delegati della Cgil umbra, Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil nazionale, ha spiegato così il senso della proposta del sindacato. “Un progetto ambizioso che impegnerà la nostra organizzazione in maniera straordinaria nel prossimi mesi – ha aggiunto - perché è qualcosa che nasce in casa nostra, ma che noi vogliamo offrire al Paese, a partire dal confronto con Cisl e Uil”. E proprio sul rapporto con le altre organizzazioni sindacali, Sorrentino ha chiarito che non c’è contraddizione tra lo statuto e il documento unitario sulle relazioni sindacali. “Al contrario, il nostro obiettivo è quello di coinvolgere Cisl e Uil nella discussione sullo statuto e sui suoi contenuti, a partire dalle assemblee nei luoghi di lavoro. Anche per far emergere i punti di contrasto che possono esserci, ma con la convinzione che i principi di fondo siano condivisi. Insomma - ha concluso la segretaria Cgil - la Carta vuole essere uno strumento che apre a tutti gli interlocutori, che rimette in moto la partecipazione, attraverso un coinvolgimento il più largo possibile non solo dei nostri iscritti, ma di tutta la cittadinanza. Per tornare a parlare di lavoro in un’ottica diversa da quella che ha prevalso in quest’ultimo ventennio”.