“Contrattare per rappresentare. Far crescere il lavoro con i diritti per tutti”. Con queste parole, la Flai Cgil ha presentato l’assemblea dei delegati e delegate dell’industria alimentare e della cooperazione alimentare, che si è svolta il 9 settembre a Roma. Oltre mille addetti tra Rsu, Rsa, Rls provenienti da tutte le regioni d’Italia, si sono incontrati presso il Teatro Brancaccio, per riaffermare il radicamento del sindacato sui territori e il suo forte impegno nell’elezione delle Rsu. 

L'obiettivo, come ha detto il segretario del sindacato Stefania Crogi nella sua relazione introduttiva, è quello di “assegnare il compito di far vivere all’interno dei luoghi di lavoro cosa significhi contrattare e cosa significhi difendere e rafforzare tutto ciò che contiene e rappresenta il contratto nazionale di lavoro”.

“Questa discussione è stata quella che si può chiamare una boccata d'ossigeno – ha commentato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil nelle sue conclusioni - perché sono pochi i luoghi in cui si riesce a discutere di cosa sia veramente il lavoro. Non un privilegio, ma una condizione concreta delle persone. Il lavoro con il suo senso e il suo valore, come vettore di dignità e di libertà delle persone”. 

“Ma cosa vuol dire che il lavoro è libertà e dignità in questa stagione, in cui si fa tanta fatica si fa a parlare di lavoro? - si è chiesta Camusso – Vuol dire che si può continuare ad avere un altro punto di vista, che non ha necessariamente bisogno di schiacciare il lavoro. Ma che anzi, proprio nel momento in cui si sta riorganizzando il lavoro basandosi sulla sua dequalificazione, sulla non professionalizzazione e sul mancato rispetto delle libertà e della dignità, permette di affermare che non è vero che le imprese stanno meglio e che così hanno una prospettiva. La verità è che se si abbassa il valore del lavoro, si abbassa anche la competitività delle imprese. Non è un caso se le imprese hanno perso posizioni. E non le hanno perse, come dice in qualche occasione il presidente di Confindustria, perché c'è un sindacato che frena. Le hanno perse perché si è abbassato il valore del lavoro.”

Poi, su immigrazione e caporalato, temi fondamentali per il settore agroalimentare, Camusso ha affermato: “L'idea che circola negli ultimi tempi, secondo la quale dovremmo chiudere le frontiere e pensare che stiamo meglio tra di noi è una straordinaria bugia. E' la bugia di chi pensa che si può continuare a dividere il mondo, a separarlo, a non guardare quello che succede intorno a noi. A quelli che dicono che non si può accogliere perché manca il lavoro, bisognerebbe ricordare che le due cose non sono in alternativa. Noi siamo un'organizzazione che sul caporalato si batte da anni. Credo che dobbiamo tutti insieme ringranziarci e ringraziare la Flai, che non ha mai rinunciato a spiegare che cosa vuol dire lavorare nelle campagne di questo nostro paese, e che non ha mai rinunciato ad affermare che si può lavorare in una condizione positiva. Però se si continuano a lasciare in giro i caporali, continuerà a esserci il degrado, lo schiavismo e l'abbandono. Il presidente del Consiglio ha recentemente chiesto al sindacato di impegnarci per distruggere insieme il termine caporalato. Gli abbiamo risposto: ottimo, noi siamo pronti. Perché la Cgil sui campi c'era, e non ha mai avuto paura di affrontarne i problemi e le conseguenze. Vorremmo tranquillizzarlo, per noi non è una questione ideologica, ma una questione di civiltà”.

Durante la giornata, tra gli interventi dei delegati si è discusso molto della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di categoria. “Sarà complicato, ma rinnovare è inderogabile. E lo sarà perché il contesto è difficile, la fase economica è instabile, e seppur i consumi diano deboli segnali positivi, è innegabile che la ripresa non è stata ancora agganciata”, ha detto Nadia Molino, delegata Rsu e Rls della Ferrero di Alba (Cuneo), nel suo intervento. La delegata ha poi sottolineato come la “richiesta dei 150 euro di aumento serve a salvaguardare il salario e a difendere il potere d’acquisto, ma anche a espandere la domanda interna” e che la “proposta unitaria conferma la tradizione della categoria, per quanto per nulla scontata”.

Duro invece l'intervento contro il governo di Simona Marchesi, Rsu Perugina: "Con il Jobs Act, il conto lo pagano solo e sempre i lavoratori. Non capisco l'inasprimento della videosorveglianza, per esempio, che frantuma la fiducia tra datore di lavoro e dipendente. E questo mentre, su un altro piano, si danno sgravi fiscali a tutte le aziende, sia quelle che fanno buona impresa sia quelle che non rispettano contratti e diritti dei lavoratori". Infine il tema delle pensioni: "Come si fa, a 58 anni e dopo 35 anni nei campi – è il caso di mia madre – a lavorare ancora sui campi? Il corpo non ce la fa più. La legge Fornero va rivista, non serve a nessuno, non solo ai lavoratori, ma anche alle imprese".