Oggi, 14 febbraio, è la giornata del One billion rising. Per il terzo anno consecutivo le donne scendono in piazza in un flash mob internazionale e gioioso, per rivendicare i loro diritti. La Cgil, come negli scorsi anni, aderisce a questo appello contro la violenza su donne e bambine, proprio il giorno dopo l'assassinio da parte del marito-stalker di una donna di 45 anni a Livorno. “Non è un caso raro, anche perché in Italia viene archiviata una denuncia su quattro, e gli abusi molto spesso vengono derubricati a conflitti familiari”, commenta ai microfoni di RadioArticolo1 Loredana Taddei, responsabile delle politiche di genere della Cgil.

La domanda da porsi - continua Taddei - è se il sistema giudiziario sia in grado di rispondere a un fenomeno così terribile. Bisogna domandarsi perché le donne continuano a denunciare e a essere inascoltate, e perché di frequente non denunciano per nulla. La risposta è le donne non si fidano. Quindi bisognerebbe mettere mano a un intero sistema, non solo giudiziario, che evidentemente non funziona.”

Secondo l'Istat, infatti, sono quasi 9 milioni le donne in Italia che nel corso della loro vita hanno subito molestie o violenze. E una quota significativa di questi casi sono avvenuti nei luoghi di lavoro. Quasi un milione e mezzo di donne ha subito molestie fisiche o ricatti sessuali lavorando, 425.000 negli ultimi tre anni. “Per millenni - afferma ancora la sindacalista - la molestia nei confronti delle donne è stata considerata normale. Quindi, fino a che non sono scesi in piazza dei movimenti contro quello che è stato definito il 'dispositivo sessuale degli anni del berlusconismo', non se ne parlava affatto. Ora si è acceso un grande faro su queste tematiche, anche se senza grandi risultati dal punto di vista dei numeri. C'è una resistenza culturale enorme, e non si fa abbastanza nella valorizzazione del ruolo delle donne. La violenza sessuale, infatti, è strettamente connessa al mancato raggiungimento della parità di genere. Anche il gap salariale viene considerato normale. Questo vuol dire che alla donna viene attribuito, ancora oggi, un ruolo subordinato che la rende di fatto più fragile.”

Da quando è esploso il movimento Me too, però, si parla molto di abusi sessuali, anche se secondo Taddei si tratta di un aspetto marginale, che nasconde in realtà una dinamica di potere e di prevaricazione. “È un meccanismo infernale che va scardinato. La lettera delle 120 attrici ci dice che in alcuni settori ci si comincia a interrogare su questi temi. Me too è stata un'operazione rivoluzionaria, che ha rotto il silenzio sulle molestie, creando però un equivoco. Nella testa di molti, ora, si tratta infatti di un problema che attiene soltanto al mondo del cinema. In realtà, è un fenomeno che riguarda l'intero mondo del lavoro. E le donne nel mondo del lavoro di oggi, che sono sempre più ricattabili, hanno molta più difficoltà e molto più da perdere nel denunciare. Mi ha fatto molto piacere che il movimento, nell'appello, facesse riferimento anche alle disparità salariali, collegando la violenza e le prevaricazioni alla situazione economica e sociale”.

Per questo - conclude la responsabile delle politiche di genere della Cgil - “la politica deve intervenire per favorire la qualità del lavoro, e il superamento delle disuguaglianze. Bisogna valorizzare il lavoro delle donne, solo così gli uomini avranno maggiori difficoltà a molestare e a violare la dignità delle donne. Ma la politica non interviene. In questa campagna elettorale sono scomparse le donne, non se ne parla. E questo la dice molto lunga sulla situazione”.