Il lavoro verde è il futuro, un modello efficace per uscire dalla crisi con metodi rinnovati e sostenibili per l’ambiente. A dirlo è stato qualche tempo fa un recente rapporto stilato dalla Fondazione Symbola in collaborazione con Unioncamere e Conai, e lo ribadisce oggi (20 gennaio) la Cgil Toscana e la Cgil nazionale con un seminario dal titolo “Green Jobs: possono essere il futuro del mondo del lavoro?” che si svolge a Firenze presso l'Istituto Stensen (viale Don Minzoni 25).

All'iniziativa, tra gli altri, partecipano Mirko Lami, segretario confederale della Cgil Toscana, il presidente della Regione Enrico Rossi, il responsabile delle politiche energetiche della Cgil nazionale Antonio Filippi, il sottosegretario al ministero dell'Ambiente Silvia Velo, Franco Bortolotti dell'Ires Toscana, Giampiero Maracchi, presidente dell'Accademia dei Georgofili e Fabrizio Solari, segretario confederale Cgil. 

Nel corso del seminario, saranno forniti dati e numeri dai vari soggetti presenti sul fenomeno dei Green Jobs. E il fatto che l'incontro si svolge in Toscana appare molto significativo. La regione sta vivendo un vero e proprio boom di lavori “verdi”: oltre 3mila assunzioni nel 2015, che l'attestano tra le aree più in crescita e con le migliori prospettive in questo campo.  Così come significativo è il fatto che proprio ieri è giunta la notizia che il referendum sulle trivellazioni in mare si farà. A stabilirlo è la Corte Costituzionale, che, dopo il giudizio di ammissibilità già rilasciato dalla Corte di Cassazione, ha dichiarato ammissibile il quesito che riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. Ponendo un paletto allo sviluppo nel nostro paese su un settore produttivo che di “verde” ha davvero poco. 

I settori verdi
I cosiddetti “green jobs” sono quei lavori che si creano nella trasformazione del modello energetico, nella riqualificazione dell’edilizia esistente e nell’apertura di cantieri per la sicurezza ambientale. Secondo molti osservatori potrebbero essere queste le chiavi cui affidare la ripresa dell’economia, e quindi dell’occupazione, nel nostro Paese.  Sul fronte energetico l’idea è mettere al lavoro molte persone nella fabbricazione delle tecnologie che permettono di sfruttare le rinnovabili e nella loro conseguente installazione e manutenzione. Un altro settore è quello della sistemazione e della manutenzione diffusa del territorio, per prevenire frane e alluvioni o per bonificarlo dai veleni che gli sono stati immessi, spesso illegalmente.

Alcuni lavori verdi riguardano quei graduali cambiamenti che portano allo sviluppo di nuove professionalità: installatori di pannelli fotovoltaici, venditori e agenti di tecnologie low emission, esperti di efficienza, responsabili di parchi eolici. D’altro canto, molti lavori tradizionali – elettricisti, ingegneri, architetti – possono convertirsi puntando alla sostenibilità ambientale. Ci sono inoltre le conversioni indirette, come ad esempio quella che avrebbe il siderurgico se producesse di più per il ferroviario o l’eolico. Ma tra i settori “green” ci sono anche la biocosmesi, i prodotti riciclati, la moda sostenibile e i giocattoli eco-compatibili. Si va poi dall’ecoturismo alla gastronomia ecofriendly, dall'edilizia sostenibile al riciclo dei materiali, alla raccolta, selezione e riciclo dei rifiuti. Così  come dall'agricoltura sostenibile alle produzioni a chilometro zero 

I numeri
Come conferma il già citato rapporto della Fondazione Symbola, in Italia i green jobs sono in crescita. Sono circa 372mila le imprese della Penisola che hanno scelto di puntare sulla sostenibilità ambientale per superare la crisi. Tra le professionalità “verdi” più richieste in Italia nel 2015 figurano: installatore di impianti termici sostenibili; ingegnere energetico; tecnico meccatronico (si dedica allo studio di sistemi meccanici intelligenti); ecobrand manager (studia mercato di riferimento, predispone il piano di marketing).

Tra le figure in crescita, poi, ci sono: responsabile degli acquisti verdi; esperto in demolizione volta al recupero dei materiali (figura utilissima, ad esempio, nel piano previsto su Piombino); esperto in commercializzazione dei prodotti di riciclo; programmatore delle risorse agroforestali; pedologo; ingegnere e statistico ambientale; risk manager (è il processo mediante il quale si prevede il rischio di un’azienda e si attuano delle strategie per evitarlo o per gestirlo). Tutti esempi di come cambiano le professionalità e le mansioni.