Dal “non è mai troppo tardi” al “beh, s’è fatto tardi”: le ultime ore della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dell’edilizia potremmo racchiuderle in queste due frasi, prese in prestito dalla storica trasmissione di Alberto Manzi e dall’indimenticabile Massimo Troisi in Ricomincio da tre. Sì, perché per quasi un anno e mezzo Fillea, Filca e Feneal hanno pazientemente e responsabilmente tenuto aperto il negoziato del ccnl edile, tentando di rompere la cortina di indisponibilità alzata dalle parti datoriali e di portare a casa un contratto di qualità, che quasi un milione di lavoratori attendono dal 1° luglio 2016. Ma a nulla è valso l’impegno delle sigle di categoria, che – prendendo atto della situazione di stallo del negoziato –, hanno riunito lo scorso 30 ottobre le loro segreterie nazionali e proclamato lo sciopero generale del comparto per il 18 dicembre. A ridosso della giornata straordinaria di informazione del 20 novembre, fissata dai sindacati per spiegare le ragioni dello stop nazionale, Rassegna ha rivolto alcune domande ad Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil.

Rassegna Segretario, ci spieghi cosa sta accadendo e perché non decolla il tavolo del ccnl edilizia? Una situazione peraltro insolita per un comparto che ha sempre saputo trovare soluzioni condivise anche nei momenti più difficili.

Genovesi Possiamo dire che oggi vengono al pettine nodi che già nell’ultima tornata di rinnovi si erano percepiti, ma non si era stati in grado di affrontare fino in fondo. Non solo: pesano anche tre anni di polarizzazione nel settore, che aggiunti ai precedenti anni di crisi, segnano quasi un decennio ininterrotto di problemi, con effetti drammatici soprattutto per le imprese sane, quelle che rispettano le regole e i contratti, cannibalizzate da un mercato dove l’imperativo è il “tiriamo a campare”. Una competizione che non ha premiato i migliori, ma i più furbi, quelli che, tagliando sul personale e applicando contratti non edili, potevano permettersi ribassi enormi nelle gare d’appalto. Questa concorrenza al ribasso non solo ha creato dumping, ma ha assegnato alle imprese peggiori un peso maggiore nel mercato e probabilmente anche nelle dinamiche interne alle associazioni imprenditoriali, rafforzando posizioni retrograde di qualche “burocrazia” dell’associazionismo datoriale. Penso in buona sostanza che al fondo di questa situazione di stallo ci sia non solo il confronto sui singoli punti della trattativa, ma più in generale il ruolo del contratto edile e dei suoi strumenti bilaterali. Il nostro ccnl è oneroso rispetto ad altri, ma a far bene i conti, restituisce a lavoratori e imprese molto più di quanto costa, come anche il Cresme ha recentemente ricordato nel corso della presentazione del rapporto delle Casse edili 2017, definendo quello edile un contratto del “chi più spende più risparmia”. Un esempio? Prima di entrare in cantiere, con il contratto edile hai 16 ore di formazione, con gli altri no. Questo è un investimento in sicurezza, non un costo.

Rassegna A conferma di quanto dici, sempre in quel rapporto delle Casse edili si rileva come, a fronte di un costo della bilateralità di 18 milioni, i servizi resi alle imprese per mettere in sicurezza i cantieri abbiano fatto evitare possibili sanzioni per oltre 390 milioni di euro.

Genovesi Ma non a tutti interessa, perché se rischi di ricevere la visita degli ispettori mediamente ogni 30 anni, se puoi aggiudicarti un appalto con il 70% di ribasso usando contratti non edili o subappalti senza regole, se non esiste una politica che qualifichi le stazioni appaltanti per premiare sul serio le imprese di qualità e mettere fuori dal mercato i furbetti, è difficile estirpare le pessime abitudini che ereditiamo dal passato. Le costruzioni sono a un passaggio epocale, occorre una scelta coraggiosa da parte delle imprese, che debbono domandarsi davvero quale futuro vogliono dare a questo settore.

Rassegna Ecco, che risposta dai tu? Quale futuro andrebbe costruito per il settore edile?

Genovesi Occorre guardarsi intorno: il settore ha registrato una ripresa significativa in diversi paesi Ue già dal 2015, ma ancora oggi in Italia la domanda interna registra una riduzione e gli investimenti in costruzioni di famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni sono diminuiti negli ultimi sette anni del 35%, con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi e di aziende fallite. In questo scenario, nel mondo delle imprese convivono da una parte punte di eccellenza, innovazione, cambi di modello e, dall’altra, lavoro nero, dumping, scarsa attenzione a qualità e sicurezza. Si va assistendo a una forte riconfigurazione del mercato, guidata da processi sia di innovazione tecnologica che di cambio del prodotto, ridisegnando la mappa della domanda, dell’offerta e del lavoro. Tutto ciò ha spinto il sistema nazionale delle imprese e il mercato del lavoro delle costruzioni a una polarizzazione crescente, con le imprese più grandi e quelle più strutturate, sempre di più digitalizzate e in “sintonia” con la nuova domanda, e molte altre, ferme in una mera strategia “difensiva” sui costi. In Italia ci sono centinaia di migliaia di imprese edili, la maggioranza piccole e tradizionali, lontanissime dalle nuove dinamiche del mercato. Queste due anime, quella innovativa e quella difensiva, sono sempre più distanti e creano una lacerazione, un conflitto, di cui inevitabilmente risente anche il nostro tavolo. Si tratta di investire su un contratto che consolidi chi sta già in alto, aiuti chi può e vuole migliorare e metta un freno definitivo a chi invece non ha né voglia, né spessore per fare il salto.

Rassegna In questo quadro contraddittorio, per certi versi conflittuale sul piano dei rapporti tra le imprese del settore, qual è il ruolo del sindacato?

Genovesi Un ruolo non secondario. Le proposte che come Fillea, Filca e Feneal abbiamo portato al tavolo di trattativa hanno non a caso un filo conduttore, la qualità, in coerenza con la nuova domanda e con ciò che serve al Paese. Quella qualità che in questi ultimi anni ha premiato, e bene, chi ha investito in innovazione, rispondendo a un bisogno sempre più forte di edilizia sostenibile, di anti sismico, di riduzione del consumo di suolo, di messa in sicurezza del territorio, di rigenerazione e recupero urbano, di riduzione delle emissioni. Sapendo cogliere le opportunità anche di una politica pubblica che su questo versante non è vero che non ha fatto. Difendere la qualità dell’impresa per il sindacato significa difendere la qualità del lavoro, il lavoro stesso e anche la qualità di ciò che si produce, accompagnando l’evolversi delle stesse professionalità.

Rassegna Hai appena accennato al tavolo contrattuale. Potresti ricordare in sintesi le proposte che come sindacati di categoria avete avanzato in quel negoziato?

Genovesi In estrema sintesi: aumenti salariali in linea con gli altri settori e finalizzati anche ad aiutare una ripresa dei consumi al servizio del Paese; difesa e riforma delle Casse edili a tutela di tutti i lavoratori, contro il lavoro nero e per sostenere le imprese più serie contro la concorrenza sleale e il dumping; più sicurezza sui posti di lavoro; creazione di un fondo sanitario integrativo nazionale per tutelare sempre di più il diritto alla salute e alla prevenzione; potenziamento del fondo integrativo per il pensionamento anticipato, dando la possibilità a chi svolge lavori gravosi di andare in pensione prima e creare così occasioni di lavoro, di qualità, per tanti giovani. Ultima, ma non certo per importanza, la questione dell’applicazione nei cantieri del solo contratto edile.

Rassegna Su quest’ultimo punto, avete iniziato una profonda discussione, che ha anche coinvolto, in occasione di un recente direttivo Fillea tenutosi in corso d’Italia, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso…

Genovesi Il tema è complesso, provo a sintetizzare la riflessione fatta e su cui apriremo un confronto con la Cgil e le altre categorie, oltre che con Filca e Feneal, istituzioni, controparti datoriali. In uno slogan, vogliamo “ricomporre il cantiere dentro il contratto collettivo di miglior favore per i lavoratori”, sia in termini salariali, sia in termini di norme per la sicurezza e la formazione, convinti che la ricomposizione delle filiere, il governo dei processi di trasformazione dei prodotti per il cosiddetto “ambiente costruito” passi, da un lato, attraverso il riconoscimento del contratto edile come unico contratto per tutte le fasi del cantiere, che è e rimarrà una “fabbrica mobile” che produce un solo prototipo e, dall’altro, per una ricomposizione in un unico contratto collettivo dei diversi produttori di materiali e degli elementi d’arredo. Un contratto, quello dei materiali, che oggi potrebbe raccogliere i settori rappresentati dalla Fillea, ma domani potrebbe guardare anche ad altri comparti e categorie, come le ceramiche e le nuove leghe plastiche.

Rassegna Dentro questa strategia, quali nuovi contorni dovrebbe assumere la contrattazione di secondo livello?

Genovesi La contrattazione di secondo livello dovrebbe essere più “ambiziosa”, assumendo esplicitamente nel nuovo modello contrattuale in discussione con Confindustria, fermo restando un solo secondo livello di contrazione, tanto il livello aziendale che territoriale. Livello territoriale e livello aziendale devono essere retti da un principio di sussidiarietà: per cui, per le aziende che non hanno contrattazione aziendale, occorre un livello territoriale dove comunque affrontare il tema della produttività, della qualità e degli investimenti, oltre che partecipazione delegata dei lavoratori. Un secondo livello che assuma il tema del governo dei cambiamenti tecnologici, provando ad aggredire organizzazione del lavoro, riconversione occupazionale e saldi, produttività, partecipazione dei lavoratori alle scelte industriali, inclusione nel perimetro contrattuale dei lavoratori in appalto e delle lavorazioni esternalizzate, presenti in molte aziende dei nostri settori, adottando il modello “una fabbrica-un contratto”.

Rassegna Obiettivi che sono stati illustrati più diffusamente nel documento approvato all’unanimità dal direttivo Fillea dello scorso 30 ottobre. È vostra intenzione farne il filo conduttore della prossima stagione dei rinnovi contrattuali?

Genovesi Non solo. Chiediamo che la ricomposizione del cantiere sotto un unico ccnl viva come soluzione negoziale all’interno del confronto confederale aperto con Confindustria, che pone un tema vero, quello del contratto leader per ogni settore merceologico, o – qualora non fosse possibile – anche pensando a un’iniziativa legislativa ad hoc contro il dumping esercitato, non solo dai “contratti pirata”, ma anche da una gestione dei perimetri di contratti divenuti troppo generici e “piglia tutto”, perché con minimi salariali e prestazioni inferiori ai nostri. Per il contratto unico dei materiali pensiamo invece che è ormai maturo il tempo per valutare la presentazione di una sola piattaforma per definire una parte normativa comune per tutti i nostri ccnl, magari iniziando da cemento, laterizi e lapidei, e poi allegati specifici per professionalità e parte salariale, con la proposta di integrazione in un unico fondo di previdenza complementare e in un unico fondo di sanità integrativa che sia esigibile per tutti i settori. Sempre in coerenza con questa strategia, come ha dimostrato la recente sottoscrizione dei contratti per le piccole e medie imprese dei lapidei e del legno arredo, dobbiamo impegnarci a firmare intese che assumano come tratto distintivo un eguale costo complessivo del contratto nello stesso settore merceologico.

Rassegna Per concludere, torniamo allo sciopero del 18 dicembre. Come si svolgerà?

Genovesi Fino a oggi abbiamo svolto oltre mille assemblee nei cantieri, per spiegare ai lavoratori le difficoltà che abbiamo incontrato e la volontà di non fermarci, pienamente condivisa dalle decine di migliaia di persone che abbiamo incontrato. Nei prossimi giorni continueremo con la mobilitazione, fino alla giornata straordinaria di informazione fissata per il 20 novembre, in cui svolgeremo assemblee, volantinaggi, conferenze stampa territoriali. Quindi, l’appuntamento del 18 dicembre, con lo sciopero generale del comparto, con manifestazioni interregionali, mettendo la positiva e avanzata unità di azione con Feneal Uil e Filca Cisl al servizio di un’unità più forte delle stesse confederazioni. Unità per oggi e, visti gli scenari politici che ci potrebbero attendere anche con pericolose involuzioni democratiche, per domani. Memori della lezione di Giuseppe Di Vittorio che “solo uniti si vince”.