Oggi il Sole 24 Ore titola così un pezzo sul mercato del lavoro negli Stati Uniti: «La forza della flessibilità vale 10 milioni di posti». Come a dire: con la riforma del lavoro staremo tutti meglio. Peccato che la realtà è un po' diversa. Prima cosa, guardate qui sotto il grafico del tasso di occupazione. Mostra il rapporto tra occupati e popolazione. Nella seconda recessione (area grigia) è crollato di 4,5 punti percentuali, cioè più o meno i famosi 10 milioni di posti di cui parla l'articolo. E in effetti, in valore assoluto quei posti sono quasi tutti recuperati. 



Come si vede bene, però, il tasso di occupazione rimane molto basso e poi non si riprende più. Cosa significa? In un’economia (soprattutto se cresce) l'aumento demografico fa sì che per mantenere costante il tasso di occupazione, il numero dei lavoratori debba aumentare almeno alla stessa velocità della popolazione in età di lavoro. Cosa che però negli Stati Uniti non è successa, come dimostra il fatto che i salari non tornano a crescere ai ritmi pre-crisi, evidenziando così la scarsa domanda di lavoro delle imprese rispetto all'offerta.

Morale della favola: un mercato del lavoro che funziona - come l’articolo del Sole vorrebbe far credere - non è quello che 4 anni e mezzo dopo ti fa tornare allo stesso numero di occupati, semplicemente perché intanto la gente che dovrebbe lavorare è aumentata (vedi l'immagine sotto che si riferisce a occupazione e popolazione totali dal 2007 al 2014).



Domanda finale: perché allora il tasso di disoccupazione è diminuito? Semplice, perché considera le persone che cercano attivamente un impiego. E in un mercato del lavoro debole, dove aumenta la disoccupazione di lunga durata (il grafico qui sotto), alla fine le persone si scoraggiano e smettono di cercare.



Questo fa sì che dal punto di vista algebrico scenda il tasso di disoccupazione. In altre parole, il numeratore si riduce molto di più del denominatore. Questione di numeri, dipende solo da come li vogliamo interpretare. È questa, dunque, la forza dirompente della flessibilità?