PALERMO - “Nel nostro paese domina l’idea che la spesa per il pubblico sia inutile e improduttiva perché non produce immediatamente ricchezza. Si dice che la sanità, l’istruzione e in generale la pubblica amministrazione siano dei freni; ma noi sappiamo che in realtà è il contrario. Che un sistema sanitario nazionale che crea salute, per esempio, in ultima istanza produce ricchezza. E allora, usiamo la stagione del rinnovo come occasione per rovesciare il luogo comune, lo stereotipo del dipendente pubblico fannullone o privilegiato. Dalla prossima settimana cominceremo a fare sul serio”. A dirlo è il segretario confederale della Cgil Franco Martini rilanciando la sfida cruciale che attende nei prossimi giorni il sindacato dei pubblici, quella del contratto bloccato ormai da otto anni. Se n’è parlato al dibattito che a Palermo ha aperto la seconda delle Giornate nazionali del servizio pubblico organizzate dalla Fp nazionale (qui l’apertura e le foto della prima giornata). “Non andremo al tavolo soltanto per rivendicare gli aumenti – precisa Martini –. Vogliamo intervenire sui processi organizzativi, perché con l’azione negoziale e di confronto il sistema può migliorare. Il settore pubblico deve ricevere nuovi investimenti per i sistemi di tutela e di protezione sociale. Non è accettabile, per fare un esempio, che l’ospedale di Torino sia costretto a fare quasi il 70 per cento di contratti precari per rimanere aperto”.

Come sempre, è il nodo delle risorse a tenere banco. Ma chi pensa che in Italia si spenda troppo per i lavoratori pubblici commette un grave errore. A sfatare i falsi miti è Marta Fana, ricercatrice in Economia alla Sciences Po di Parigi, che ha illustrato la situazione. In Europa la media dei lavoratori pubblici è del 4 per cento. Su queste cifre viaggia la Francia e appena sotto c’è la Germania, con il 3.3 per cento. L’Italia, invece, è appena al 2 per cento. “Ciò significa che rispetto agli altri grandi paese – osserva la studiosa – ci manca un impiegato pubblico ogni cento abitanti. Un saldo negativo di un lungo corso, cominciato nel 2001, che ha visto un ulteriore crollo nel 2015 di 150 mila occupati”. Nel frattempo il part-time negli enti locali è raddoppiato, dal 6 al 12 per cento. E il precariato nella pubblica amministrazione, paradossalmente, comporta spese maggiori, perché lo Stato passa per le agenzie interinali che lo sostituiscono nella dinamica di domanda e offerta. “Conosciamo bene gli effetti del blocco del turn-over in una dinamica generale in cui, dopo i voucher, il paletto si è ormai spostato verso il lavoro gratuito. Eppure i giovani, se assunti regolarmente, costerebbero molto di meno. Invece si procede per esternalizzazioni con effetti deleteri”.

A “giustificare” l’endemica carenza di risorse è sempre stato l’implicito scambio tra il mantenimento del posto e il blocco del salario. “Un altro mito da sfatare – precisa Francesco Seghezzi, direttore della fondazione Adapt – è che i dipendenti pubblici non possono essere licenziati. Al di là di questo – osserva –, c’è il grande problema di una visione della ricchezza a breve termine che non ci porta da nessuna parte. Non è solo una questione di risorse, ma anche di gestione dell’innovazione. Un investimento nella riqualificazione professionale avrebbe effetti positivi sull’insieme dell’economia. È una scommessa che ha un costo iniziale, ovviamente, ma digitalizzare i processi e parallelamente investire nella riqualificazione darebbe un risultato positivo nel lungo termine, innescando un circolo virtuoso insieme all’ingresso dei giovani”. Proprio sull’assenza di programmazione insiste Martini tornando sul contratto. “Non è più possibile andare avanti a spot. Dobbiamo riprogettare il futuro di questo paese, ripensare la direzione di marcia, ma questo non è possibile se la classe dirigente non riesce a guardare più in là della scadenza del mandato. In questa fase – conclude – vogliamo rinnovare il contratto prima possibile, facendo in modo allo stesso tempo che il tavolo sia una roboante cassa di risonanza per tutti i problemi di cui stiamo parlando”.