Sul licenziamento per “troppe assenze” della madre separata con due figli, di cui uno disabile, che lavorava nel negozio Ikea di Corsico intervengono portando la loro solidarietà anche tre sindacalisti della Cgil di Bergamo, che aggiungono alcune riflessioni, anche alla luce di quello che sta accadendo in bergamasca.

“Questa vicenda testimonia come, in alcuni settore, il tema della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro sia senza via d’uscita e almeno in apparenza senza soluzione” hanno commentato oggi Gianni Peracchi, segretario generale della Cgil di Bergamo, e Luisella Gagni che nella segreteria provinciale del sindacato segue le politiche di genere. “Le liberalizzazioni senza limiti, frutto del decreto Salva Italia di qualche anno fa, conducono a situazioni limite come quella delle aperturenatalizie ad  Oriocenter  di cui molto si è parlato di recente e che molte volte la Filcams provinciale ha denunciato anche nelle ultime settimane. Il caso della lavoratrice di Ikea prende le mosse dalle stesse ragioni".

I sindacalisti quindi proseguono: "Per incentivare i consumi si lavora a orari sempre più improbabili, penalizzando i tempi di cura e di vita delle famiglie. Molte donne per questo sono costrette a chiedere una riduzione di orario o a licenziarsi. La vicenda della lavoratrice di Ikea è ancora più grave, perché uno dei due figli, per questioni di salute, ha bisogno di cure e attenzioni particolari. Il punto è che la Legge 80 che ha modificato le regole per la fruizione dei congedi parentali (portando la possibilità di richiederli fino ai 12 anni del bambino) non interviene mettendo paletti e limiti a quello che, in situazioni di particolare necessità, le aziende possono o non possono chiedere a un lavoratore. Tutto viene invece demandato alla contrattazione individuale: il singolo lavoratore deve individualmente contrattare la propria specifica situazione”.

“Una madre separata con una difficile situazione famigliare e che per questo avrebbe dovuto essere sostenuta con forza nella conciliazione tra vita privata e lavoro è stata licenziata dall’Ikea semplicemente perché impossibilitata a prendere servizio alle 7 del mattino: per fortuna può godere della tutela dell’art. 18 (visto che la lavoratrice è stata assunta prima della riforma introdotta dal Jobs Act) che, in un caso come il suo, può prevedere la reintegra al suo posto di lavoro” ha aggiunto Mario Colleoni, segretario generale della Filcams Cgil di Bergamo.

“Una vicenda molto triste - a suo avviso - rispetto alla quale esprimiamo alla lavoratrice tutta la nostra solidarietà. Un fatto che ci dimostra ancora una volta l’importanza dell’art. 18 da molti descritto come retaggio inutile del passato e che, invece, in questa difficile vicenda si dimostra importante per la tutela di milioni di lavoratori. In un Paese civile la reintegra sul posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa deve tornare a essere prevista: per questo è necessario che la politica rimetta mano al Jobs Act, che aveva brutalmente eliminato la tutela”.