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Anche quest’anno sono tante le iniziative che a Genova hanno voluto ricordare il sacrificio di Guido Rossa, l'operaio dell'Italsider, delegato Fiom e militante del Pci, che venne ucciso davanti alla sua abitazione la mattina del 24 gennaio del 1979 da un commando delle Brigate Rosse. Questa mattina all'iniziativa organizzata all'interno dello stabilimento dell'Ilva si sono alternati diversi interventi. Tra cui quello di Enrico Vesco, assessore della Regione Liguria, Antonio Perziano, segretario organizzativo dello Spi Cgil di Genova e Liguria, Gianni Barabino, collega di Guido, Don Molinari, cappellano del lavoro, Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom Cgil. Proprio in questa occasione il sindaco di Genova, Marco Doria, ha annunciato alla città che la strada a mare del ponente genovese, che sarà inaugurata nel prossimo febbraio, sarà intitolata a Guido Rossa. A seguire si è svolta la cerimonia voluta dal Comune di Genova presso il cippo nei giardini di Via Fracchia dove Rossa è stato ucciso.
Un altro ricordo c'è stato poi alla Camera del lavoro di Genova, alla presenza di Giuseppe Piero Fossati, già Commissario straordinario della Provincia di Genova, ed Elena Bruzzese, segretaria della Camera del lavoro di Genova. Oltre al vice sindaco Stefano Bernini, erano presenti gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Certosa e Istituto Bergese. Per finire, alle ore 12, Cgil, Cisl e Uil hanno deposto una corona di fiori presso il cippo di Largo XII Ottobre dedicato a Rossa.
“Gli anni settanta - ha detto Elena Bruzzese, segreteria confederale della Camera del lavoro di Genova, durante la commemorazione di questa mattina - furono anni di grandi trasformazioni, dalle conquiste del mondo del lavoro con lo Statuto dei lavoratori, alle conquiste civili per il paese con la legge sul divorzio, sull’aborto e sul diritto allo studio, riforme importanti, accanto alle quali vi furono anche fatti tragici con stragi e attentati”. L’atteggiamento diffuso di quegli anni, ha continuato, era "di indifferenza ed equidistanza nei confronti del terrorismo, ed era proprio questo il punto di forza delle Brigate Rosse: area di cui magari non si condividevano i mezzi, ma si ritenevano plausibili i fini. La posizione della Cgil è però sempre stata netta: il terrorismo era un nemico mortale della classe operaia”.
Con il gesto di Guido Rossa, ha aggiunto Bruzzese, si mise “fine a quest’area grigia. Il suo atto rese esplicita e trasparente la scelta di considerare il terrorismo come il nemico dei lavoratori, della classe operaia e della democrazia. Un atto lucido, chiaro e coerente che portò a una consapevolezza nel paese: individuare nel terrorismo il nemico che andava combattuto senza alcuna ambiguità. Il suo fu un gesto altamente politico, che ci insegna ancora oggi quanto è importante l’esercizio della responsabilità individuale nello svolgimento del proprio ruolo e delle proprie funzioni, in un paese, allora come oggi, in cui spesso non accade”.
Per la Cgil, il modo migliore per commemorare Guido Rossa è dunque legato alla scelta di rimettere al centro il lavoro. Oggi molte delle conquiste di quegli anni sono messe in discussione. Il nostro paese sta attraversando ormai da anni una gravissima crisi economica. Ma non possiamo accettare la filosofia per la quale l’unica soluzione per uscirne sia l’attacco ai diritti dei lavoratori. “In questi ultimi mesi la Cgil è scesa in piazza con una grande manifestazione nazionale (25 ottobre) e con due scioperi generali (uno territoriale e uno nazionale, 14 novembre e 12 dicembre), proprio per contrastare l’attacco ai diritti di lavoratori, precari, giovani e pensionati, e contro l’attacco allo Statuto dei lavoratori, contro la Legge di stabilità, contro i tanti tagli agli enti locali che si traducono in tagli allo stato sociale” ha aggiunto Bruzzese. Che ha poi così concluso: “la Cgil è sempre stata e sempre sarà in campo su questi temi, con l’obiettivo di difendere e migliorare le condizioni di vita di giovani, precari, lavoratori e pensionati. Valori per i quali Guido Rossa è andato incontro alla morte: questo è appunto l’esempio di modernità che il suo sacrificio porta con sé. Guido Rossa ha consegnato il suo insegnamento a tutti noi, perché la battaglia per la democrazia non è mai vinta una volta per sempre”.