Il 22 maggio si terrà a Bologna la seconda Conferenza nazionale degli archivi storici, Biblioteche e centri di documentazione della Cgil. L’iniziativa, che sarà conclusa dal segretario confederale Nino Baseotto, si inserisce nell’ambito del percorso politico della Conferenza di organizzazione

“I nostri granai”, a cura di Elisa Castellano, postfazione di Carlo Ghezzi (Ediesse, 160 pagine, 4,99 euro), ha l’ambizione di esaminare – attraverso l’analisi dei risultati raggiunti negli anni dal Coordinamento nazionale degli archivi storici, biblioteche e centri di documentazione della Cgil – il complesso rapporto tra cultura e mondo del lavoro.

“Nell’antologia – spiega la curatrice del volume Elisa Castellano, coordinatrice degli archivi storici per la Fondazione Giuseppe Di Vittorio – si cerca di dar conto del fatto che il sistema degli archivi storici della Cgil non è un museo, non si limita a proporre il “patrimonio culturale” della confederazione, ma svolge anche, insieme al lavoro di conservazione, funzioni di mediazione e di produzione culturale, agendo all’interno dei processi di coesione sociale e offrendo contributi al dialogo interculturale, come dimostrano i casi di partecipazione attiva a programmi per l’apprendimento della lingua italiana da parte di immigrati”.

L’antologia parla del forte radicamento territoriale degli archivi storici, biblioteche e centri di documentazione della Cgil, raccontando così della loro caratteristica di luoghi di socializzazione, di spazi di incontro e di opportunità, non soltanto per i ricercatori e gli studiosi, ma anche per le comunità locali. “Nel libro – continua Castellano – viene spiegato come essi concorrano al benessere locale, organizzando rassegne e mostre, borse di studio permanenti, cicli di conferenze e di film, attività interdisciplinari, di come essi siano luoghi aperti, l’esatto contrario dell’idea prevalente che li descrive come luoghi chiusi e polverosi”.

Il libro, descrivendo la composizione mista degli organismi di gestione e di promozione – archivisti, storici, sindacalisti, sociologi, studenti, dottorandi – offre un esempio tra i più interessanti di interdisciplinarità all’interno della Cgil. “Ampio spazio – commenta ancora la coordinatrice degli archivi storici per la Di Vittorio – viene anche dato alle innovazioni che sono state introdotte negli ultimi anni. Esse riguardano i modelli di conservazione e quelli espositivi, le forme di consultazione, i programmi di valorizzazione dei materiali conservati”.

Tra le innovazioni più significative, quella dello sviluppo e dell’evoluzione degli archivi fotografici. “Tano D'Amico nel corso di un seminario organizzato dalla Fondazione Di Vittorio – ricorda Castellano – parlò del cambiamento in atto nel modo di guardare. Ecco, gli archivi fotografici della Cgil si confrontano con questo cambiamento; c’è uno sforzo maggiore di interpretazione delle immagini, mediante le quali vengono raccontati sia i fatti, sia ciò che è invisibile. Non più soltanto l’istituzione, i dirigenti, ma le persone, le lavoratrici, i lavoratori, le loro speranze e le loro aspirazioni. In questo senso, particolarmente significative sono le immagini delle ragazze e dei ragazzi del mondo del lavoro precario”.

L’antologia parla infine dell’urgenza per la Cgil di politiche e di scelte per organizzare il modo di salvare la memoria del presente, di organizzare la conservazione dei materiali che vengono quotidianamente prodotti, misurandosi con le conseguenze sia del digitale che dei nuovi modelli di organizzazione del lavoro presenti all’interno dello stesso sindacato. “Si tratta – conclude Castellano – di misurarsi con il peso sempre maggiore che hanno i singoli sindacalisti, dai dirigenti ai delegati, ai funzionari, che sono diventati singolarmente depositari della memoria, di organizzare in forme adatte la conservazione di messaggi di posta elettronica, di pagine web, di immagini, insieme ai documenti cartacei”.