Si svolgerà oggi (12 maggio) a Napoli, nell’ambito delle Giornate della Previdenza, giunte alla loro sesta edizione, un incontro pubblico promosso dai patronati del Ce.Pa (Acli, Inas, Inca e Ital) dal titolo “Giovani e anziani chiedono lo stesso futuro: dignitoso lavoro, dignitosa pensione”.

L’iniziativa vuole confutare una certa interpretazione del contesto sociale che vede contrapposte vecchie e nuove generazioni. “Una visione distorta della realtà – spiega Morena Piccinini, presidente dell’Inca Cgil –. I pensionati, con i loro redditi sono oramai diventati un supporto indispensabile per i giovani, sempre più disoccupati e precari, ai quali è stata sottratta qualunque certezza del diritto sia nel lavoro, sia nella capacità di costruirsi un futuro pensionistico. Le leggi previdenziali che si sono succedute negli anni sono segnate da un unico comun denominatore, che è quello della compatibilità finanziaria, a scapito dei diritti del lavoro e di cittadinanza”.

Sotto accusa in particolare l’ultima riforma, che ha innalzato i requisiti anagrafici e contributivi al pensionamento, che sta scoraggiando i versamenti previdenziali obbligatori e il risparmio previdenziale, mettendo a rischio il principio ripartitivo su cui si fonda il sistema nel suo complesso; quel meccanismo che consente di garantire il pagamento delle pensioni in essere con i contributi di chi lavora. Ne consegue che, con gli attuali alti livelli di disoccupazione giovanile, sarà sempre più difficile poter ricostruire un tessuto solidaristico nel nostro sistema previdenziale.

In Italia ci sono oltre due milioni di ragazzi e ragazze che non lavorano, né sono inseriti in percorsi di studio; ancora oggi, con le leggi di riforma del mercato del lavoro, circa il 40 per cento dei giovani risulta disoccupato e nell’ultimo anno molti di loro hanno preso la via di fuga all’estero per costruirsi migliori condizioni di vita. Un depauperamento del Paese che finisce per accelerare, anziché rallentare, la contrapposizione intergenerazionale.

A supporto di questa sconfortante analisi, l’Inca ricorda da un lato gli ultimi dati dell’Inps sui redditi da pensione, collocati per la maggior parte al di sotto di 750 euro, e dall’altro le cifre dell’Istat sull’aumento della povertà, che coinvolgerebbe circa quattro milioni di persone. Aspetto ancora più inquietante, registrato recentemente dagli analisti, è che a tutto questo corrisponderebbe, per la prima volta in Italia, una diminuzione dell’aspettativa di vita di uomini e donne, soprattutto derivante da una rinuncia a curarsi. Tradotto in altre parole, questo significa meno visite mediche, meno prevenzione, meno salute.

“Le regole pensionistiche imposte con la legge Monti-Fornero non tengono in alcun conto di questo inedito risultato – spiega ancora Piccinini –. L’età di pensionamento cresce costantemente, come se la speranza di vita non dovesse mai scendere, provocando una riduzione del periodo di godimento della pensione. Una scelta sbagliata che non aiuterà la ripresa economica, tanto meno occupazionale e che invece incoraggerà la contrapposizione intergenerazionale, tra chi è già in pensione e chi spera di arrivarci”.

Per questa ragione, i patronati del Ce.Pa, a cominciare dall’Inca, vogliono contribuire ad arrestare questa deriva, ricordando che giovani e anziani non sono due entità contrapposte, ma due realtà che devono poter convivere in condizioni dignitose, nel rispetto dei principi di uguaglianza, di assistenza e di solidarietà, che segnano il livello di civiltà di un Paese.