Oggi pomeriggio a Genova un grande gazebo rosso ha accolto quanti fra lavoratori e cittadini hanno raccolto l’invito della Cgil a informarsi e mobilitarsi contro la precarietà del lavoro. L’iniziativa dal titolo “Precarietà: l’unico taglio giusto” è stata organizzata dalla Camera del lavoro locale nell’ambito della giornata nazionale che la Cgil ha dedicato proprio ai precari. I dati parlano chiaro: nel 2011, nella sola Provincia di Genova, su 157.993 “movimenti” ossia l’insieme complessivo delle assunzioni registrate con le 46 forme di lavoro ancora oggi disponibili per le imprese, 25.351 sono state attivate con contratti a tempo indeterminato (16%). Va sottolineato che tale percentuale, se si guarda all'ultimo triennio, inesorabilmente tende a decrescere.

A far la parte del leone sono stati i contratti di lavoro precario; primo fra tutti, quelli a scopo di somministrazione con 27.678 movimenti, di cui 13.209 prorogati con la stessa forma di contratto e solo 338 trasformati in altra tipologia contrattuale. Anche il lavoro intermittente è una forma di assunzione assai praticata: 14.171 sono state le assunzioni, ma solo 1.368 le proroghe  e 365 le trasformazioni. Un capitolo a parte è rappresentato dall’apprendistato e dai tirocinii: nel primo caso, su 5.705 assunzioni, appena 870 sono state le trasformazioni a tempo indeterminato, nel secondo caso i tirocinii sono stati 4.054 con 19 trasformazioni. Nella pubblica amministrazione i precari assunti a tempo determinato sono stati 4.989, di questi 110 in tutto hanno ottenuto una qualche continuità.

Nell’ultimo triennio, mentre diminuisce la percentuale dei contratti di lavoro a tempo indeterminato, aumentano in modo significativo alcune tipologie di lavoro precario, in particolare il lavoro intermittente che passa da 2.086 nel 2008 a 14.171 nel 2011, quello in somministrazione, da 19.971 nel 2008 a 27.678 nel 2011 e quello a tempo determinato, da 32.904 a 50.582 nello stesso arco di tempo. Anche l’unica tipologia contrattuale uscita dalla porta e rientrata dalla finestra (in un primo momento era sparita dal testo della riforma, ora è ricomparsa), cioè l’associazione in partecipazione, ha contato 569 movimenti, di cui solo 17 hanno avuto una qualche continuità. La Cgil ha combattuto anche con iniziative pubbliche (vedi presidio in Fiumara del 13 gennaio) questa forma di contratto particolarmente ambita dalle imprese, soprattutto nelle attività di vendita, in sostituzione del ccnl dipendente: un commesso assunto come associato in partecipazione, rispetto a un dipendente, ha stipendio e pensione più bassi, niente tfr, niente tredicesima e nessuna indennità di disoccupazione in caso di perdita del posto di lavoro.

Dietro a queste tipologie di lavoro si nascondono vere e proprie situazioni di sfruttamento e di lavoro subordinato mal pagato  o non pagato affatto, ma soprattutto si consuma il dramma di tanti giovani, che rimangono intrappolati in un meccanismo che toglie i diritti, una giusta retribuzione e non garantisce alcun futuro. I dati dimostrano come gli auspici del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, di far diventare il contratto a tempo indeterminato la tipologia prevalente nelle assunzioni siano molto lontani dalla situazione reale del mercato del lavoro. Per mesi, il governo ha annunciato di voler cancellare la precarietà ed estendere gli ammortizzatori sociali. Alla fine, la riforma del lavoro è un nulla di fatto, rimangono solo gli annunci o poco più. In compenso, è stata alzata l’età pensionabile, riducendo le possibilità di accesso al lavoro e sono stati ridotti gli ammortizzatori sociali, senza peraltro renderli accessibili ai precari.