Al nuovo governo va chiesto un piano straordinario di formazione e di ridurre i vincoli che appesantiscono l’accesso ai finanziamenti, per offrire nuove opportunità a giovani e lavoratori e uscire così dal paradosso del mismatch tra competenze disponibili e fabbisogni delle imprese. È la proposta lanciata dal presidente di Fondimpresa, Bruno Scuotto, durante le assise di Confindustria, in corso a Verona.

Da uno dei sei tavoli dedicati agli asset strategici dello sviluppo, il numero uno del fondo interprofessionale di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil esorta a ingranare una marcia in più per coprire i tanti ruoli cui è chiamata la formazione nell’era digitale. “Su questo terreno – osserva il dirigente –, l’esperienza di Fondimpresa testimonia la positività di un percorso, non solo politico, ma anche gestionale, che vede al centro la partnership fra attori sociali”. Grazie al fondo, più di 120.000 piani di formazione, per metà dedicati a obiettivi di competitività e innovazione, ma anche a sostenibilità, nuove assunzioni e lavoratori in cig, sono finora stati realizzati in decine di migliaia di imprese, al 90% Pmi, contribuendo alla loro crescita.

Oggi Fondimpresa associa oltre 180.000 aziende e 4.500.000 lavoratori e le risorse risultano “ampiamente insufficienti a soddisfare la loro crescente richiesta di formazione”. Quindi, va rivista la decisione, messa in atto durante la crisi, di stornare a favore della fiscalità generale una parte ingente dei soldi destinati all’aggiornamento dei lavoratori. “Dobbiamo richiedere al governo – precisa il numero uno di Fondimpresa – che l’intero gettito dello 0,30 vada riassegnato ai fondi interprofessionali e che le regole di spesa, sia pure certe e assicurate a una vigilanza pubblica, vengano semplificate, per abbattere i pesanti costi burocratici e consentire maggiore efficacia”.

Dunque, occorre, incalza Scuotto, “lavorare subito su una semplificazione delle normative, rispettandone i principi, che riduca i tempi di accesso ai finanziamenti, soprattutto per le piccole e medie imprese”. Lo scenario di Industria 4.0 rende determinante un’azione di sistema: “Avremmo bisogno di un grande piano straordinario e poliennale di formazione, incentivato fiscalmente, che s'intrecci con uno sforzo finalizzato dei fondi interprofessionali – è la proposta del presidente – per consentire al mondo delle imprese di trovare più agevolmente figure professionali oggi di difficile reperimento”. Inoltre, va aperta “una nuova stagione di politiche attive del lavoro, che faccia perno sul protagonismo delle parti sociali”.