Un corteo “suonante, cantante e danzante”. Sarà quello che lunedì 27 marzo si muoverà per le strade di Firenze, in occasione dello sciopero generale dei lavoratori delle 14 Fondazioni liriche italiane. Una grande manifestazione, indetta da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal per protestare contro l’articolo 24 della legge 160/2016 che “destruttura definitivamente l’assetto dei Teatri lirici, con drammatiche conseguenze ai danni delle professionalità coinvolte”.

Alla testa del corteo vi saranno i lavoratori e gli orchestrali del Maggio Musicale Fiorentino. Il concentramento è in piazza San Firenze alle ore 10,30, davanti al palazzo del Comune: il percorso prevede una sosta di fronte alla sede della Regione (in piazza Duomo), per concludersi con un presidio davanti della Prefettura (in via Martelli), dove una delegazione sindacale sarà ricevuta dal prefetto (intorno alle ore 13).

I sindacati denunciano come l’articolo 24 della legge 160/2016 vedrà “sfumare le possibilità di crescita e d’impiego nel nostro paese, con la sventurata conseguenza che i talenti migrano all’estero e i giovani abbandonano i conservatori”. La legge, inoltre, “espropria il ruolo sindacale nell'ambito delle relazioni industriali, lasciando l'utilizzo degli istituti in tema di organizzazione del lavoro esclusivamente nelle mani delle aziende, in modo unilaterale”. 

Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal ritengono invece “necessario, magari approfittando dell’imminente riforma dello spettacolo, pensare a un assetto che dia una prospettiva alla lirica italiana, abbandonando la logica della mera selezione contabile delle Fondazioni”. Negli ultimi anni, infatti, per “tentare di risolvere la crisi debitoria si è intervenuti sui salari dei lavoratori e sulla riduzione del personale, con una contrazione degli organici che ha incredibilmente inciso, in modo del tutto arbitrario, anche sulle partiture dei compositori”. I sindacati, infine, rilevano che “la natura complessa di queste imprese culturali non può essere valutata solo col metro del pareggio di bilancio, senza considerare l’indotto economico rappresentato dal prestigio e dal capitale intellettuale di cui la lirica italiana è portatrice”.