“Sul tavolo del confronto con il governo pesa come un macigno la totale rimozione della condizione di centinaia di migliaia di lavoratori impegnati in attività usuranti e gravose, come quelle svolte dagli operai edili. Operai che continuano a morire sulle impalcature, vittime di lavoro nero, sfruttamento e di un ingiusto sistema previdenziale”. Così denuncia Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil.

“La stessa Ape social con i suoi vincoli (35 anni di contributi di cui 6 su gli ultimi 7 a lavoro) è stata un flop per i nostri settori. Aspettiamo le tabelle ufficiali ma dai dati in nostro possesso sono state meno di 600 le domande presentate all’Inps, per le difficoltà (superate solo a 48 dalla scadenza) di reperire la documentazione, ma soprattutto perché dopo anni di crisi praticamente nessun edile, come continuamente denunciato dalla Fillea Cgil, aveva e ha quei requisiti”.

Il sindacalista quindi prosegue: “Ed ora cosa fa il governo? Invece di prendere atto della grave condizione di migliaia e migliaia di over 65 che operano nel settore (oltre 20 mila), invece di ripensare per queste e altre attività gravose meccanismi strutturali di uscita anticipata anche al fine di ridurre gli infortuni e dare possibilità occupazionali ai nostri giovani, pensa addirittura di alzare ulteriormente l’età per andare in pensione. Basta ipocrisie, basta lacrime di coccodrillo: moralmente e politicamente chi sta continuando su questa strada è il 'mandante morale' delle tante morti bianche, dei tanti casi di lavoro nero e sfruttamento nel settore delle costruzioni. E pensare che di giovani impegnati nella ricostruzione, nella rigenerazione, nella lotta al dissesto idrogeologico questo Paese ne avrebbe un bisogno immenso”.