"Il licenziamento di massa più numeroso dal dopoguerra accaduto nell'Italia centrale". Definisce con queste parole, Alessandro Piergentili, responsabile dell'Alta Umbria per la Cgil provinciale di Perugia, la fine della cassa integrazione per i 700 dipendenti della Antonio Merloni (del solo versante umbro, ndr) non transitati nella JP, che sono stati licenziati e sono stati collocati in mobilità secondo le procedure della legge dalla giornata di ieri, 12 ottobre 2014.

"Oltre all'impegno per garantire l'assistenza necessaria per accedere agli interventi previsti: mobilità, liquidazione del TFR ecc. - prosegue Piergentili - riconfermiamo come Cgil e come movimento sindacale unitario l'impegno nei confronti dei lavoratori e lavoratrici che hanno perso il lavoro per chiedere la creazione di nuove opportunità lavorative. Quanto accaduto è di una drammaticità enorme per le persone coinvolte e per l'intera comunita di questa parte dell'Umbria, che subisce una ferita i cui dolori e conseguenze saranno pesanti e brucianti nel tempo. E' questa la vera emergenza che sta vivendo il nostro Paese e l'Umbria in modo particolare, la perdita del lavoro, altro che maggiore libertà di licenziamento come, sostiene il Governo".

"Dal Governo - continua Piergentili - aspettavamo la convocazione di un incontro per rendere operativo l’Accordo di programma, in modo da rendere attrattivo il territorio per progetti industriali ed occupazionali che potevano riassorbire l'emoragia occupazionale, ma così non è stato. E’ necessario che si intensifichi anche con forme diverse la mobilitazione per chiedere ai Sindaci, alla Regione, al Governo, alle associazioni degli imprenditori ad iniziare dalla Associazione degli industriali, atti ed iniziative concrete per costruire insieme progetti nel territorio che possano dare delle soluzioni lavorative".

"E' necessario cambiare l'agenda politica del Governo, e delle foze politiche - conclude Piergentili - chiedendo di metter al primo punto la creazione di lavoro, ed anche per questo che è stata indetta la manifestazione del 25 ottobre a Roma. Per riproporre con forza la drammaticità che sta vivendo, per la crisi di settori fondamentali, l’intera Umbria da Terni alla fascia Appeninica e la necessita che la vertenza Umbria venga sostenuta da una forte mobilitazioni dei lavoratori e lavoratrici ed un impegno serio daparte delle istituzioni e del sistema politico".