Inizia oggi (venerdì 9 giugno) il confronto tra governo e sindacati sull’Ilva. L’appuntamento è a Roma, alle ore 15 presso la sede di Palazzo Chigi: partecipano il premier Gentiloni e i leader di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. “La salvaguardia della produzione siderurgica nel nostro paese e quindi il futuro dell'Ilva non possono passare dagli esuberi e dal ridimensionamento delle produzioni", così il segretario generale Cgil Susanna Camusso, parlando giovedì 8 giugno a margine dell’Assemblea generale di Confcommercio-Imprese.

Una posizione pienamente condivisa da Maurizio Landini. “Nell’incontro ribadiremo l'importanza strategica dell'industria siderurgica nel nostro paese e la nostra indisponibilità ad alcun licenziamento” ha detto il segretario generale della Fiom. Per Landini vi è invece “la necessità che si determinino le condizioni affinché gli investimenti garantiscano la sostenibilità ambientale delle tecnologie di produzione, la tutela della salute dentro e fuori gli stabilimenti, il rafforzamento della capacità produttiva e, di conseguenza, il mantenimento dei livelli occupazionali in tutti i siti del gruppo”.

Intenzione dei sindacati è chiarire la posizione del governo sull’Ilva dopo il decreto di aggiudicazione del gruppo siderurgico ad Am Investco Italy (Arcelor Mittal-Marcegaglia), arrivato ad inizio settimana dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda in seguito alla gara esperita nei mesi scorsi. Il piano del nuovo acquirente contiene però 5-6 mila esuberi, una cifra che per i sindacati è inaccettabile.

Il governo, in questi giorni, ha più volte dichiarato che nessun lavoratore verrà licenziato o lasciato privo di protezione. E che i lavoratori che non saranno assunti rimarranno in capo all'amministrazione straordinaria per l’intera durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di bonifica e decontaminazione che saranno eseguite dalla procedura. “Am Investco Italy si è impegnata a portare a 10 mila unità l'occupazione nel gruppo. Vale da subito e per tutta l'attuazione del piano sino al 2024” ha detto il ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti, aumentando dunque i numeri inizialmente prospettati, che nell'offerta l’acquirente prefigurava l'anno prossimo a 9.407 unità (contro le attuali 14.200), per assestarsi a regime a 8.480.

Giovedì 8 giugno, infine, i sindacati di Taranto (Fim, Fiom, Uilm e Usb) hanno incontrato l'arcivescovo della città Filippo Santoro per esprimergli la loro “forte preoccupazione in merito alla difficile fase che si è determinata dopo l'aggiudicazione. La partita sul futuro di Ilva infatti non riguarda semplicemente gli eventuali esuberi, ma anche il processo di risanamento ambientale”. L'obiettivo, spiegano i sindacati, è quello “di creare un 'fronte popolare', così come definito da monsignor Santoro, per costruire insieme un percorso che possa modificare quanto deciso inizialmente nella fase di aggiudicazione di Ilva”.