ROMA - “I morti sul lavoro non sono figli del caso ma degli effetti di una incultura di impresa che negli anni eè stata favorita dal legislatore”: è quanto dichiara Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, nel giorno dello sciopero nazionale del comparto dell’edilizia, proclamato unitariamente dagli edili di Cgil Cisl Uil per la sicurezza e contro i morti sul lavoro, con presidi e assemblee in tutta Italia.

Con la crisi, anziché rafforzare ogni strumento utile a far crescere la regolarità del lavoro e gli investimenti in sicurezza, si è scelta una strada diversa, che ha generato mostri: penso ai voucher, al massimo ribasso negli appalti, al depotenziamento del Documento unico di regolarità contributiva, alla liberalizzazione delle partite Iva nei cantieri. Penso alla scelta di mettere in soffitta la patente a punti, strumento fondamentale per selezionare le imprese che investono meglio e di più sulla regolarità del lavoro e sulla sicurezza. Penso all'indebolimento dei servizi ispettivi e del sistema dei controlli.”

“Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti - prosegue Genovesi - crescono gli infortuni mortali rispetto al 2015. E crescono gli operai over 60 coinvolti in incidenti gravi e mortali, un dato terribile, più che raddoppiato.”

“Il governo ha sempre detto che era sbagliato che un operaio edile potesse stare su un impalcatura o alla guida di una gru a 63 o 65 anni, e allora perché inserire per l'Ape agevolata a 63 anni solo chi avrà 36 anni di contributi e almeno 6 anni continuativi, cioè un traguardo impossibile per gli edili? Dei circa 20mila operai over 60 registrati alle Casse edili forse qualche centinaio ha la fortuna di avere quei requisiti, gli altri continueranno a rischiare la vita sulle impalcature. Insistiamo quindi nel chiedere al governo e al Parlamento di ridurre i 36 anni e togliere il riferimento alla continuità del lavoro”, conclude Genovesi, “allora sì che avremmo salvato la vita a qualche migliaio di operai anziani”.